Oggetto transizionali per la crescita dei bambini
I bambini, fin da neonati, hanno bisogno di contatto, di contenimento, di affetto. Crescono grazie alla relazione con la madre e con il padre (finalmente valorizzato dalla pedagogia contemporanea) e, grazie al sostegno sempre maggiore dell’allattamento al seno, l’importanza del contatto è in primo piano: puericultrici, ostetriche, pediatri sono tutti d’accordo sul valore e l’importanza di questa pratica.
Ciononostante, molti bambini, attorno ai 4 mesi, iniziano a utilizzare un oggetto transizionale, spesso spinti anche dai genitori, perché possano acquisire piano piano un po’ di autonomia.
Che cos’è questo oggetto? È positivo che i bambini lo utilizzino o dobbiamo temere l’attaccamento ad altro che non siano i genitori, anche da un punto di vista fisico?
L’oggetto transizionale può essere un peluche, una bambolina, il lembo di un lenzuolino o di una copertina. Molti bambini usano il pollice o il ciuccio, che in un certo senso può essere considerato un oggetto transizionale e che li accompagna spesso anche dalla veglia al sonno, facilitando l’addormentamento.
I genitori non devono temere. L’uso di un oggetto è un piccolo passaggio, l’acquisizione di una competenza in più: il bambino riconosce qualcosa che non è se stesso, né la propria mamma e inizia ad attaccarsi a esso per bisogno di rassicurazione.
Non dobbiamo temere questo attaccamento. È un passo verso l’autonomia e va riconosciuto come momento di passaggio. Se ci accorgiamo che – in un certo senso – l’oggetto diventa un feticcio, dobbiamo fare un po’ di attenzione. Cerchiamo di esserci di più, di contenere e di dare affetto.
L’oggetto può tornare in varie fasi della crescita, aiutando il bambino ad avere maggiore sicurezza: non stupiamoci se durante l’inserimento all’asilo o con la nascita di un fratellino torna il desiderio che sembrava sopito di tenere sempre con sé una bambolina o un piccolo pupazzo. Diamo al bambino il tempo di ambientarsi, di vivere serenamente il cambiamento, e un po’ alla volta aiutiamolo a prendere consapevolezza: la mamma e il papà tornano, non c’è niente da temere.
Alcuni oggetti si prestano più di altri a diventare oggetti transizionali. Le bambole Waldorf ad esempio sono giochi meravigliosi perché non hanno tratti molto definiti: un volto morbido e dei lineamenti poco marcati lasciano al bambino la possibilità di dare un’interpretazione personale a quell’oggetto. Lo riconosce come suo perché crescendo e giocandoci (anche quando non sarà più un oggetto privilegiato) farà giocare sempre un ruolo diverso a quella bambola.
Sul web sono presenti moltissimi tutorial per imparare a realizzare da sé una bambola waldorf: un investimento di tempo che darà i suoi frutti!
Come sempre, se riscontriamo delle anomalie o dei comportamenti particolarmente ossessivi nei confronti degli oggetti, rivolgiamoci senza indugio a un pediatra e confrontiamoci con altri genitori.
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