Toy Story 3: nuova vita ai giocattoli

Venerdì 17 Maggio 2013

toy story 3Preciso subito che non sto scrivendo queste riflessioni stipendiata dalla Disney Pixar, anche se a dirvela tutta il mio sogno proibito sarebbe quello di lavorare per loro come sceneggiatrice, disegnatrice, doppiatrice o anche semplicemente come quella che porta i caffè a chi queste straordinarie cose le sa fare sul serio.

Fra gli splendidi cartoni che hanno sfornato negli ultimi tempi, Toy Story 3 è quello che più di tutti mi ha fatto ridere, riflettere e piangere senza ritegno. Alla fine ha singhiozzato persino mio marito, che di solito spreme fuori una lacrimuccia soltanto durante la scena finale di Commando 3 (o 2, non me lo ricordo, in genere crollo in stato catatonico al secondo fotogramma di certi film).

Chiunque abbia gustato i primi due episodi di questa adorabile saga, sa che il protagonista si chiama Andy ed è un ragazzino pieno di fantasia letteralmente innamorato dei suoi giocattoli. Il filo conduttore di tutti gli episodi è la paura che questi meravigliosi compagni di gioco provano di fronte all’inevitabile: diventare vecchi e finire in una soffitta coperti di polvere e struggenti ricordi.

In Toy Story 3 Andy ha 17 anni e sta per partire per il college. È ormai quasi un uomo ma, nonostante ciò, ama ancora profondamente i suoi compagni di infanzia. Prima della sua partenza la madre gli suggerisce di liberare la sua stanza buttando via i suoi giocattoli, se lo ritiene necessario, oppure di selezionarne alcuni per donarli a un asilo. Lui decide di conservarli tutti in un sacco che, per una sventurata coincidenza, finisce fra la roba destinata al camion dell’immondizia.

toy story 3

Woody il cow boy, l’insostituibile amico di legno di Andy, viene invece inserito nella scatola degli oggetti da portare al college. Fortunatamente, i giocattoli riescono a uscire dal sacco appena prima che il camion della nettezza urbana lo prelevi e si rifugiano nella macchina di una signora che lavora nell’asilo nido. Dopo una serie innumerevole di peripezie Woody si unisce ai suoi amici e condivide con loro un’orribile dittatura sotto le grinfie di Lotso, un orso di pezza dall’aria dolcissima che in realtà ha l’animo indurito dal presunto tradimento di una bimba che l’ha semplicemente smarrito in un bosco, non abbandonato al suo destino. Non vi dico altro della trama, perché vi ruberei il gusto di vedere questo cartone.

Vi racconto però il finale (alla faccia della coerenza), quello che mi ha fatto singhiozzare di commozione, quello che regala un senso alle realtà come Baby Bazar. I giocattoli riescono a ritornare a casa di Andy il quale, prima di salire in macchina e andare al college, decide di regalarli a Bonnie, una bimba che abita a pochi passi da lui. L’esitazione del ragazzo nel distaccarsi dai suoi vecchi amici, il pomeriggio di gioco comune che regala a quella bambina e il saluto commosso di Woody al suo vecchio padrone, cullato dalla prospettiva di nuova vita con Bonnie che saprà amarli e rispettarli quanto Andy, ci insegna che la bellezza e l’utilità di un oggetto usato è negli occhi di chi sa coglierla. Io trovo che questa scena sia poesia allo stato puro. Se risulto eccessivamente sensibile segnalatemelo pure, mi hanno fatto notare che ho difetti peggiori di questo.

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Luana Troncanetti

Scrittrice per caso, schiava devota dell'ironia, demente informatica, logorroica incallita e mamma strafelice di Alessandro. Sono perennemente allegra, anche quando vorrei impiccarmi con la cinghia dell'accappatoio.

Nei miei articoli sproloquierò a caso fin quando non mi cacceranno dalla redazione. Al momento, potete leggere i miei post sul blog La staccata e su Genitori Crescono.



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