Giornata della pace, forse basterebbe tornare bambini

Domenica 22 Settembre 2013

Ieri era la giornatas internazionale della pace, potevo perdere l'occasione di chiedere a Gaia, 6 anni cos'è, per lei, la pace?

Lei mi guarda dubbiosa, "Boh" mi fa "Perché?" "Perché mi interessa quello che pensi!"

"Secondo me la pace è l'amore!"

"L'amore?"

"Si l'amore di chi litiga."

E così dicento torna alle sue faccende, nello specifico, il bagnetto con i suoi cavallini.

Mi piace come i bambini siano in grado di semplificare tutto. Pace significa "smettere di litigare" una cosa scontata, immediata veloce, quancosa che non va conquistato con costanza e fatica, ma qualcosa che fa parte della loro e della nostra vita. I bambini non portano rancore, le cose si risolvono con una filastrocca e una stretta di mano.

Pensando alla pace, non posso non pensare a un compagno di classe di Gaia, A. iraniano credo, con una mamma che parla un'italiano stentato un velo sopra la testa e una vita, all'apparenza, completamente diversa dalla mia.

Un giorno Gaia torna a casa e mi chiede "Ma è vero che Babbo Natale non esiste? Me lo ha detto A." Sono riuscita ad arginare il danno, Gaia, crede ancora in Babbo Natale e tutto si è risolto senza problemi, ma tanto era bastato per far entrare A. nella mia personale lista nera. Tanto che alla notizia che sarebbero stati compagni di classe anche alle elementari mi sono ritrovata a storcere il naso.

Poi siamo andati al parco, A., che era già li è corso incontro a Gaia e insieme ad altri amici (un tale pinzimonio di etnie da cui ni genitori dovremmo solo imparare) si sono messi a giocare tutti insieme.

C'era Gaia, italiana che più italiana non si può con la sua pelle bianca e gli occhi azzurrissimi, A. che viene dall'Iran, occhi scuri, capelli neri e sguardo vispo, una bimba A. pachistana, con 2 occhi neri neri talmente grandi che ci si potrebbe perdere dentro, G. siriano, biondo con gli occhi verdi da monello.

Li abbiamo guardati mentre portavano avanti e indietro erba, fiori e ghiaia. Alla domanda "ma cosa state facendo?" hanno risposto, con un ovvientà disarmante "Stiamo construendo i nidi" E uno alla volta mi hanno raccontato i loro "nidi".

C'era il nido per gli uccellini, con i fiori e l'arba fresca.

Il nido per le formiche e i bruchetti, con l'ascensore, visto che non possono volare.

Il nido per le farfalle, con una piccola tettoia, sai mai, dovesse venire da piovere, le farfalle muoiono.

Un nido, una piccola casa per gli animaletti. E' strano come sono le cose più semplici quelle che colpiscono di più. L'impegno che ci hanno messo, la voglia di condividere queste loro creazioni con noi genitori, invitati tutti insieme a vedere quello che erano riusciti a fare.

E mi sono chiesta, se un bambino può passare sopra a uno scoglio tanto grande quanto l'esistenza o meno di Babbo Natale, non è che magari noi grandi potremmo fare altrettanto?

Si parla di pace, una bella parola, spesso infrazionata, ma spesso le distanze sono difficili da colmare.

I bambini, che giocano tutti insieme fanno da contrasto con le loro mamme, sedute sulle panchine sole e con lo sguardo accigliato. Perchè loro non stanno insieme?

Guardo i bambini e penso che forse una speranza c'è per loro. Spero che cresceranno così, come sono adesso, senza vedere le distanze ma vedendo solo le cose che li accomunano.

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Stefania D'Elia Stefania D'elia su Facebook

Stefania D'Elia

Sono mamma di 2 bambini di 5 e 3 (quasi) anni. Sono stata per anni un’impiegata, poi un licenziamento e la mia vita è cambiata.

Ho scelto di cavalcare gli eventi e ho iniziato a scrivere; di me, di noi, delle mamme. Ho gestito per mesi un magazine on-line, ho un blog personale e scrivo articoli che parlano di donne e famiglia su www.trentoblog.it e ora sono alla ricerca di nuove sfide.