L'età della latenza, piccoli mostri crescono

Domenica 27 Ottobre 2013

Ho aspettato a lungo questa età, quella della latenza. Quella dai 6 ai 10 anni. Quella in cui, secondo le teorie pedagogiche in voga, i pargoli, che un attimo prima scorazzano in corridoio come tarantolati urlando contro nemici invisibili e rincorrendosi, ad un tratto diventano dolci angioletti delle elementari

Questa età pare sia più tranquilla, meno esplosiva, ma nasconde altri tipi di insidie per noi genitori che osiamo tirare un sospiro di sollievo. Tutti ci dicono “ Beh dai, adesso potete tirare il fiato!”. Sbagliato! Qualche mese fa mi rilassavo al parco, Davide, 5 anni, giocava con il suo amichetto della materna sullo scivolo. Ridevano come pazzi e inventavano storie fantastiche di... orchi e hobbit… forse non era il film adatto effettivamente. 

Mattia, 8 anni, dietro la mia panchina a qualche metro di distanza, scambiava con il suo compagno di scuola carte Pokemon e discuteva sul gioco vero e proprio (un gioco pensato da menti malate, complicato all’inverosimile, con punteggi, mosse e contromosse, una mano può durare ore in cui mostri e magie ed esplosioni si susseguono senza sosta, ma alle elementari è un passaggio quasi obbligato). 

Sento Mattia alzare la voce in una discussione: “Mia madre dice che le regole sono diverse!” Madre? Che sia proprio io? Madre? La risposta del compagno mi ha lasciata ancora più perplessa: “Allora tua madre non sa le regole!” La palpebra destra ha iniziato a vibrarmi in maniera convulsa e poco ci è mancato che facessi evaporare il ragazzino in uno Zot! Recuperata la lucidità, mi sono messa a pensare. 



Io ho iniziato a chiamare i miei genitori mia madre e mio padre, e non più la mia mamma e il mio papà, alle medie più o meno, forse dopo. In quell’età in cui devi prendere le distanze da loro, da buon adolescente. Il mio bambino prende le distanze, emotivamente parlando, già a 8 anni!!! Questi ragazzini sono 3 anni avanti. 

Si dimostrano ‘sgamati’ ma invece sono ancora dei bambini, piccoli se vogliamo, con le contraddizioni dei bambini. Quando Mattia fa il preadolescente e poi dopo qualche minuto mi parla del topino dei denti e di Babbo Natale devo ammettere che ho delle serie difficoltà a far coincidere i due bambini che convivono in lui, quello grande e quello piccolo. Malumori pre-pre-adolescenziali che si alternano a schiamazzi, risate e corse per casa. Pomeriggi di tv o fumetti a ‘giocare a fare lezione agli orsetti’ con suo fratello. 

Così mi sono comprata un libro: ‘I bambini sono cambiati – La psicologia dei bambini dai 5 ai 10 anni’ di Vegetti Finzi e Battistin. E’ stato per certi versi illuminante. E rassicurante. La situazione è più o meno questa: entrano in società da soli alla scuola elementare, i genitori non sono pI li’ a parare i colpi e neppure le maestre sono piu’ cosi’ materne. Devono affrontare da soli tante piccole difficoltà quotidiane, successi e insuccessi, scolastici e non. Iniziano i confronti con gli altri, non solo per sé stessi, ma un confronto dell’intera vita familiare. Hanno delle ansie e delle insicurezze insospettate che sfociano in attacchi di rabbia incontrollati (questo effettivamente anche prima con i capricci, ora però le componenti emotive sono diverse e piu’ complesse). 

A scuola iniziano a formarsi gruppi con regole sociali tutte loro, spesso crudeli, settarie e ti chiedi quanto passerà prima che anche il tuo bambino, che una volta vedevi così originale e meravigliosamente unico, senta il bisogno di uniformarsi. E, cosa non meno importante, il bambino che tu vedi a casa non è lo stesso che vedono a scuola. Si trasforma, credo, durante il tragitto, stile dr. Jeckill e mr Hyde. Assume atteggiamenti e comportamenti sconosciuti. Quante volte a udienze mi sono sentita descrivere un bambino che non riconoscevo, anche in positivo, fortunatamente! 

Quando iniziano a staccarsi dalla mamma si inizia a vedere questa loro prorompente necessità di crescere come persone, di formare una loro identità. E’ un gran salto anche per noi genitori, ogni giorno ti si presenta una nuova sfida e devi attivare le strategie giuste. Dovremmo poter mettere anche questo nel nostro curriculum

E’ una strada solo in salita? Ovviamente no. A volte sembra. Ci sono giorni in cui rimpiangi le colichette e le notti in bianco. Però ora li vedi crescere, li vedi creare legami profondi con l’amico del cuore, li vedi imparare a far fronte a tante piccole difficoltà e cercare di farcela da soli. E in fondo, anche se non apprezzano più tanto il bacino in pubblico o le coccole davanti agli amici, restano ancora i tuoi bambini e corrono ancora da mamma e papà quando hanno bisogno di aiuto o coccole o consolazione. Per fortuna non sono sola nel vasto oceano dei genitori che affronta quotidianamente la ‘seconda infanzia’, quello spiraglio di bonaccia prima della tempesta adolescenziale. 

Quindi, come ci si regola? Una volta letto il libro, quando il pargolo si gira inferocito perchè non può scendere di nuovo in cortile con gli amici, o quando è triste perchè ha litigato con l’amico del cuore, ti ritrovi da solo a far fronte alla crisi. Altro che latenza! A volte basta però il buon senso, rispetto e un amore infinito. E uno sforzo di memoria. Mi è stato spesso d’aiuto pensare a com’ero alla sua età, a cosa mi piaceva e a cosa non mi piaceva, cosa era importante e cosa no. Una collezione di sassi strani raccolti in montagna o di foglie colorate puo assumere un’importanza straordinaria

Cosi questi ragazzini si preparano per il mondo dei grandi. Quindi... pronti per l’adolescenza?

Articolo scritto da Annalisa "Sono Annalisa Aloisi, ho 35 anni, un marito, 2 bambini di 8 e 6 anni e due gattoni. Sono appassionata di libri, montagna, medicina e guarigione naturale, sono operatore Reiki di secondo livello. Alla perenne ricerca della mia strada, in continua revisione di me stessa, sogno di poter un giorno lavorare con le passioni."

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Stefania D'Elia Stefania D'elia su Facebook

Stefania D'Elia

Sono mamma di 2 bambini di 5 e 3 (quasi) anni. Sono stata per anni un’impiegata, poi un licenziamento e la mia vita è cambiata.

Ho scelto di cavalcare gli eventi e ho iniziato a scrivere; di me, di noi, delle mamme. Ho gestito per mesi un magazine on-line, ho un blog personale e scrivo articoli che parlano di donne e famiglia su www.trentoblog.it e ora sono alla ricerca di nuove sfide.