Tradizioni di Natale: la Vigilia a casa mia!

Mercoledì 18 Dicembre 2013

Le tradizioni natalizie con cui sono cresciuta non godevano di particolare flessibilità, per esempio l’Albero e il Presepe si facevano l’8 Dicembre punto; non dico che non fosse nemmeno contemplata una variazione, non era nemmeno contemplato il fatto di contemplare una variazione.

Il primo Natale in cui vivevo da sola, ho sgranato gli occhi con stupore e un certo timore reverenziale davanti al fatto di poter fare quello che mi pareva: DAVVERO posso addobbare a metà novembre, solo perché mi piace farlo? Davvero posso avere un albero con tutte le decorazioni bianche che sembra pieno di neve? Davvero? Ovviamente la prima cosa che ho fatto è stata… creare una nuova, adamantina tradizione: la Cena della Vigilia a Casa Mia.

È una tradizione che ormai va avanti da nove anni, a cui si sono aggiunti via via un marito e due figlie, che ha cambiato scenario con il trasloco, ma che ha delle costanti immutabili. Io comincio a fare il menu a metà agosto. Mia sorella, in costume, mi burla "aaaahhhhh non dirmi che stai già facendo il menù di Nataleehhh!!!!" Dopodiché elenca le sue richieste per detto menù.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il menù è a base di pesce. Considerato che l’unico piatto a base di pesce che so fare BENE è la bagna cauda, il disastro è praticamente certo. Sbaglio le dosi. In eccesso. Lo scorso anno ho comprato tipo cinque chili di pesce per sei adulti, una bambina (che avrebbe preferito la bagna cauda) e una lattante (che avrebbe preferito la bagna cauda). Poi la il giorno della vigilia ho preso l’influenza vomitina e sognavo i pesci che mi inseguivano per vendicarsi di non aver potuto passare il Natale con le LORO famiglie.

Uso ingredienti ignoti, o che comunque ho dimenticato di comprare. Mia sorella mi rinfaccia ancora un pomeriggio della vigilia di anni fa in cui ha dovuto fare chilometri sotto la neve per andare a recuperare i due chili (vedi paragrafo prima) di mozzarella di bufala che io avevo prenotato MA non ritirato.

Faccio diligentemente, tipo a inizio ottobre, un fascicoletto dove raccolgo le fotocopie di tutte le ricette che voglio usare, per non rischiare di macchiare i libroni della Nigella (non so se avete un libro della Nigella: hanno le dimensioni di un tomo dell’Enciclopedia Britannica, e il peso di un bambino di 4 anni).

Ora del 23 dicembre il fascicolo è perduto nel peggiore dei luoghi: quello dove mettete la roba dicendo AAAAHH, lo ritiro qui per bene COSI’ me ne ricordo. Lo ritroverò ad aprile dell’anno dopo. Forse.

La tavola è BELLISSIMA. Per farmi perdonare l’imprevisto culinario quasi certo, mi sfogo con piatti (di carta, non ho la vocazione al martirio) dorati che più dorati non si può, mele glitterate per segnaposto, strisce decorative con più renne di una foresta svedese. La speranza è che l’effetto stroboscopio stordisca i commensali e faccia dimenticare come cucino il pesce.

Io sorrido. Io sono straordinariamente felice della mia giovane tradizione, e sorrido, sorrido felice sopra il pesce scondito e la pavlova molliccia, sorrido a mia sorella che mi prende in giro e alle mie bambine che preferivano una pizza, a mio marito che arriva tardi, anche quella sera, e ai miei, e trovo che siamo tutti meravigliosi, e che il Natale.

Ah, il Natale!

Marina è una bimamma che cerca di correre con la testa nelle nuvole, e perde il tempo che non ha a scrivere sul blog Se avessi tempo
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