Favole: i gatti randagi

Mercoledì 05 Marzo 2014

Il vicolo era deserto. I pochi passanti infreddoliti, raggomitolati nei loro cappotti per proteggersi dal vento sferzante, affrettavano il passo sul marciapiede, senza gettare neanche uno sguardo a ciò che succedeva a pochi metri da loro, fra i cassonetti della spazzatura ed il grosso cancello grigio, tutto arrugginito.

Il gatto pensò che era giunto il momento propizio e si mosse dall’ombra. La prima cosa che fece fu un poderoso sbadiglio, uno stiracchiamento delle zampe anteriori, seguito da quello delle zampe posteriori. Così facendo, il pelo folto e nero, interrotto a livello delle zampe da una pelliccia morbida e bianca, brillò all’incerta luce di quel giorno nuvoloso e grigio. Avanzò con fare imperioso e pigro fino a metà del vicolo, si guardò intorno per avvisare gli altri di ciò che stava per fare, e chiamò.

Gli altri gatti del vicolo preferirono restare al sicuro, fra il cassonetto ingombro di sacchetti gonfi di spazzatura, ed il vecchio cancello arrugginito. Al secondo richiamo del loro coraggioso amico si affacciarono titubanti e si guardarono attorno.

Un camion passò nella strada vicina, con fare lento e rumoroso, e li fece sobbalzare. Il loro amico chiamò una terza volta, guardando verso la finestra del palazzo con impazienza. Finalmente la vecchia signora si affacciò, disse qualcosa nella sua lingua, che chiaramente il gatto non capì, poi mostrò i denti e strinse gli occhi con fare amichevole. Il gatto capì che quello era il segnale che la donna era ben disposta verso di lui, e si mosse atteggiando i gesti e gli occhi ad un misto di stupore e paura.

La donna si ritirò dalla finestra e il gatto si preparò alla vittoria. Guardò con aria trionfante i compagni, che ora lo circondavano e comunicò loro che se volevano mangiare, avrebbero dovuto fare come lui, altrimenti sarebbero state botte!

Gli altri gatti si misero a chiamare tutti insieme, passeggiando su e giù nervosamente, mentre la vecchia signora cominciò ad emettere strani suoni con le labbra strette.

Il gatto annunciò che il primo boccone sarebbe stato del più svelto e coraggioso del vicolo. A tutta prima nessuno degli altri raccolse la sfida, e continuarono a chiamare con voce più insistente e più arrogante insieme, cercando di convincere la donna che avevano più fame loro anche se erano meno svelti, perché chiamavano più forte.

La porta si aprì e la donna uscì nel vicolo; il gatto non perse tempo, le si avvicinò di corsa e cominciò ad adularla, lasciando il più possibile, su di lei e sul cartoccio che essa portava, il suo odore.

La donna gli accarezzò la testa e fece per sollevarlo, prendendolo con le mani, ciò che più il gatto temeva: se l’avesse fatto, l’avrebbe allontanato dal cibo, che sarebbe stato subito preso d’assalto dagli altri; grosso affronto davvero!

D’altronde, se si fosse ribellato troppo duramente la donna avrebbe perso il suo fare benevolo nei suoi confronti, e non gli avrebbe più permesso di fare la figura del coraggioso fra i gatti del vicolo. Avrebbe dovuto passare un periodo di esilio a dare la caccia ai topi delle soffitte, o peggio ancora a frugare nei sacchi del cassonetto.

Nel dubbio preferì divincolarsi gentilmente non lasciando nelle mani di lei che la coda lunga e liscia, che la donna non osò afferrare, avvertita dal suo brontolìo. Nel frattempo anche gli altri si erano avvicinati e si strofinavano alle estremità della donna cercando di sovrapporre il loro odore a quello del gatto.

La donna, fallito il tentativo di prenderlo in braccio, accarezzava ora l’uno ora l’altro dei gatti del vicolo, continuando a mostrare i denti e mandando suoni melodiosi e striduli insieme.

I gatti, non sapendo quali fossero le sue intenzioni, dal momento che non capivano i suoni emessi dalla donna, si limitavano a risponderle di tanto in tanto e a guardarla con gli occhi supplicanti e riconoscenti per il cibo. Il gatto, approfittando della recita dei suoi compagni, con uno slancio improvviso, si alzò sulle zampe posteriori e avvicinò il muso e una delle zampe anteriori guantate di bianco al cibo, che mandava un forte odore. Questo atteggiamento convinse la donna ad appoggiare il cartoccio davanti a lui, che, sveltamente e decisamente, prese il primo boccone senza guardare gli altri, con aria di sfida, autoproclamandosi il gatto più coraggioso e svelto del vicolo.


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Francesca Tantalo

Sono una strega con un brutto carattere. Di quelle delle favole, coi calzini a righe e il vestito nero, gli occhiali sulla punta del naso e i capelli sempre in disordine. E' vero? Forse, ma sono soprattutto una naturalista disoccupata, un'impiegata part time, una mamma full time e, semplicemente, una donna.

Scrivo per la rubrica di cucina per bambini nel blog Oasi delle Mamme, ho due stupendi frugoletti, un compagno comprensivo, un giardino enorme, mille sogni nel cassetto e un'enorme passione per la nostra stupenda Madre Terra