Estate... lavoro e bimbi, storia d'organizzazione casalinga

Sabato 12 Luglio 2014

“Che fortunata che sei. E’ estate e non hai neanche il problema del dove lascio i bambini visto che lavori da casa”

Già che fortuna! Me lo ripeto ogni giorno, costantemente, a tutte le ore, sai mai che prima o poi me ne convinca. Mica piacerebbe a me aver diritto ai buoni di servizio per poter mandare i figli almeno per un paio di settimane a un campo estivo, no no. A me non piacerebbe per nulla, stiamo bene così. A noi piace svegliarci la mattina e pensare “cosa caspita ci inventiamo oggi?” Confidando poi nel bel tempo che se piove è una rovina.

Ogni mattina mi sveglio. Ho del lavoro da fare è lo stesso di ogni altro momento dell’anno solo che adesso ho due esserini urlanti e sgambettanti che mi girano per casa che per l'occasione si sono improvvisati di mufloni impazziti (non che abbia mai visto dei mufloni impazziti. Ma rende l'idea), Guardo il soggiorno e penso "Se passavano i ladri facevano meno danni". Si intravede il pavimento, si ha una vaga idea di dove dovrebbe essere il divano, e sul muro ci sono macchie di non ben specificata origine.

Ogni mattina accendo il pc, carica di buoni propositi: oggi non mi interrompe nessuno. Ho già spiegato alla prole come stanno le cose. Mamma adesso lavora, ha bisogno di un po’ di tempo solo per lei. Lo so che la mamma è presente, ma voi fate finta che non ci sia. Si però non andate a dire in giro che mamma vi lascia a casa da soli altrimenti arrivano gli assistenti sociali. Insomma mamma è qui se avete bisogno, ma solo se sono cose davvero importanti. Capito? Capito.

Infatti il computer non si è ancora avviato che arriva la maggiore urlando “mammaaa” “Cosa amore” “Ho sete.” Ci pensi, il bicchiere lo hai caricato nella lavastoviglie o è ancora sulla tavola? Tanto vale andare a vedere, tanto il pc sta ancora macinando.

Riprendi la tua posizione, rifai mente locale, cerchi di pianificare gli impegni della giornata, quando un’altra voce si intromette e interrompe i tuoi pensieri “mammaaaa” Cosa? “Mi costruisci la superpista?” “Non la può costruire tua sorella?” Una voce attutita dalla camera “Noooooo, sono occupata!” A fare cosa, visto che i compiti rientra nelle battaglie famigliari perse? Inutile pensarci, costruisco la “superpista” e intanto prendo appunti. Penso agli appuntamenti della giornata e mi accorgo con orrore di averne già saltati un paio e sono solo le nove di mattina.

Con la pista costruita e la figlia con la sindrome premestruale precoce ”occupata” in camera, mi illudo di avere un po’ di tempo per me, ma 2 occhi mi scrutano lanciando accuse silenziose: è il gatto, mi sono dimenticata di dargli da mangiare. Mi chiedo se sia il caso di ignorarlo, ma l’ultima volta che ci ho provato si è mangiato un sacchetto di plastica. Meglio evitare.

Cerco di scrivere qualcosa, spunti non dovrebbero mancare, sono stata in ferie, ho visitato posti nuovi, sono uscita, ho fatto esperienze interessanti, ma non c’è verso: lo schermo mi fissa implacabile le 2500 idee che mi erano venute la sera prima si sono volatilizzate. Cerco di acchiapparne un paio, mi visualizzo come una Vispa Teresa che con un retino cerca di catturare farfalle. Solo che sono decisamente molto meno vispa e quelle che devo catturare sono idee.

Decido che guardare lo schermo non mi porta a nulla, quindi tanto vale ritirare il bucato dallo stenditoio: sono 3 giorni che sta fuori e un po’ si asciuga un po’ si bagna sotto la pioggia. Le idee fluiscono e sento che ormai siamo a cavallo, ci posso riuscire, posso combinare qualcosa, penso. Ma poi arriva lei, il mio amore più grande, la mia bambina, non mi vede alla scrivania e urla “mammaaaa!!” Deve essere urgente, è uscita dal suo nascondiglio “cosa?” “Quanto manca a Natale?” Natale!? ”Amore bello siamo a luglio, Natale arriva in inverno. Perché ti è venuto in mente Natale?” “No così pensavo...”

Ci potrei scrivere un articolo su Natale? No magari è un po’ presto. Lo tengo li, prima o poi l’idea torna buona. E intanto una valanga di pensieri natalizi sommergono qualsiasi altra idea. Ormai il mio cervello è una coltre bianca e un nonnetto vestito di rosso canta felice canzonette a tema. Ma siamo in estate!! Sto ancora cercando di cancellare il Natale quando arriva l'altro che mi sussurra dietro la schiena “Ho fame” l’aver fatto colazione da meno di un’ora non gli impedisce di comportarsi come se fosse sull’orlo della denutrizione.

Ok, pare chiaro, questa cosa del “ci sono ma non ci sono” non funziona molto bene, e io mi sento terribilmente in colpa. In colpa per il lavoro che non procede, in colpa per i miei figli che mi hanno al 40%, in colpa per una serie di motivi che non mi sono ancora del tutto chiari, sono vagamente consapevole di non essere causa di pestilenze e malattie, anche se l’idea mi tormenta un po’ la mente.

In tutto questo ci sarebbero anche le faccende di casa da portare avanti. Ormai il nostro appartamento non è più al solito stadio “se arriva l’ufficio igiene ci arresta tutti quanti” ormai siamo arrivati al “anche le formiche ormai ci schifano”. Cosa che potrebbe anche essere positiva, se non fosse terribilmente inquietante.


Stefania D'Elia Stefania D'elia su Facebook

Stefania D'Elia

Sono mamma di 2 bambini di 5 e 3 (quasi) anni. Sono stata per anni un’impiegata, poi un licenziamento e la mia vita è cambiata.

Ho scelto di cavalcare gli eventi e ho iniziato a scrivere; di me, di noi, delle mamme. Ho gestito per mesi un magazine on-line, ho un blog personale e scrivo articoli che parlano di donne e famiglia su www.trentoblog.it e ora sono alla ricerca di nuove sfide.