Noi che abbiamo guardato i cartoni animati negli anni '80...

Sabato 09 Agosto 2014

Noi, che siamo cresciuti negli anni ’70 ’80, guardiamo le generazioni che ci hanno seguito con una punta (neanche troppo nascosta) di compatimento: noi si che avevamo i cartoni animati belli! Potevamo vantare trama, spessore nei tratti e sigle che ancora oggi possiamo canticchiare con orgoglio. Sono il nostro marchio di fabbrica, una specie di tatuaggio indelebile che ci unisce alle altre persone della nostra età: cosa importa delle differenze quando tutti abbiamo pianto davanti alle avventure di Belle e Sebastien, abbiamo finto di salvare il mondo da un’improbabile invasione aliena e siamo andati nei boschi alla ricerca di “strani ometti blu”.

Però i nostri cartoni animati, così belli e così imperfetti ci hanno traviato, hanno inalzato le nostre aspettative rispetto alla nostra vita. Non ne siete convinti ecco qualche esempio di cose che abbiamo conosciuto attraverso i cartoni e che poi abbiamo ricercato nella nostra vita.

La polverina di Pollon.

Chi non ha cantato felice nella sua infanzia “sembra talco ma non è?”, abbiamo cercato di annusare farina, zucchero a velo e il bototalco del bagnetto del nostro fratellino minore ma senza risultati. Ci hanno fatto credere che con un po’ di farina tutti i nostri problemi si sarebbero risolti, e questo spiega la mania degli ultimi anni per lievito madre e panificazione.

Gli occhi sbrilluccicosi di Candy e Georgie.

I nostri occhi non sbrilluccicano e questo è un trauma profondo che una ragazza si ritrova prima o poi a dover sanare. Abbiamo provato a comunicare emozioni e sentimenti sbattendo le ciglia, come se i luccichini nel nostro sguardo potessero lasciare messaggi in alfabeto morse. Il risultato è che il nostro interlocutore ci chiede non di scappare con lui verso meravigliose avventure, no, ci chiede se abbiamo una ciglia nell’occhio o se siamo vittime di un attacco di epilessia (o entrambe le cose).

Abbiamo cercato principi con gli occhi sbrilluccicosi come Antony o Lowell. Terence e Arthur no, per loro niente occhi luccicanti: sono i duri loro. Non c’è da stupirsi delle orde di donne giovani e meno giovani che si sono innamorate di Twilight: un vampiro sbrillucicoso è la naturale evoluzione di uno sguardo sbrilluccicoso.

L’alabarda spaziale di Goldrake.

Un metodo sicuro per eliminare un problema.

La bacchetta magica.

Da bambine abbiamo sognato di avere una bacchetta magica come quella di Yu, May, Gigi o di un’altra maghetta che, per merito di un incontro fortuito le è stata data la possibilità di trasformarsi in una bellissima adolescente piena di virtù.

Quante volte ho chiesto a Babbo Natale una bacchetta magica che non è mai arrivata? Poco male. Tanto poi non avrei potuto usarla, mia mamma aveva l’abitudine di controllarmi praticamente a vista, non sarei mai riuscita a scappare, andare a cantare in televisione e poi tornare a casa in tempo per la cena. Anche scappare dalla finestra era fuori questione: oltre che essere in stanza con mio fratello (che scommetto avrebbe fatto la spia) ero al secondo piano e non c’era nessun albero strategicamente posizionato sotto la finestra che mi assicurasse la via di fuga.

Questo mi ha portato a pensare non si avere una sana famiglia dove gli uni si interessano agli altri, no, ero convinta di avere una mamma ossessiva e onnipresente.

Fine prima parte.


Stefania D'Elia Stefania D'elia su Facebook

Stefania D'Elia

Sono mamma di 2 bambini di 5 e 3 (quasi) anni. Sono stata per anni un’impiegata, poi un licenziamento e la mia vita è cambiata.

Ho scelto di cavalcare gli eventi e ho iniziato a scrivere; di me, di noi, delle mamme. Ho gestito per mesi un magazine on-line, ho un blog personale e scrivo articoli che parlano di donne e famiglia su www.trentoblog.it e ora sono alla ricerca di nuove sfide.