Chi è la puericultrice? Intervista a Silvana Parisi

Venerdì 10 Ottobre 2014

Sono oggi molte le figure che si occupano della gravidanza e del sostegno alla genitorialità nel post-parto, sostenendo le madri da un punto di vista emotivo, fisiologico e psicologico.

Come mai questa tendenza è in aumento?

Nel corso del tempo, in particolar modo in occidente, la mamma ha perso molti degli appoggi della comunità che le permettevano di gestire il suo ruolo in un contesto collettivo, non sentendosi sola e unica responsabile della cura e l'educazione dei propri figli; è cambiata quindi la sua immagine sociale.

Oggi moltissime mamme vivono in una situazione di solitudine parentale, lottando con le proprie forze per garantire le cure migliori ai propri figli, senza mai una parola di conforto ne aiuto pratico alcuno.

Le mamme vip, o quelle dipinte nelle pubblicità, mostrano l'immagine di una mamma, prima di tutto donna, rigorosamente curatissima nell' aspetto esteriore; sempre sorridente, sempre presente, lavoratrice e madre instancabile. La cosa incredibile è constatare come, nella realtà, sempre più spesso le mamme che abbiamo intorno poco si discostano da questa immagine. Ma a quale prezzo?

Può rivelarsi molto rischioso, soprattutto nei primi mesi di vita insieme al proprio neonato, dover rispondere ad aspettative così alte e non veritiere, quando invece l'istinto porta le mamme a sentire l'esigenza di dedicarsi al proprio cucciolo, sentendosi protette, comprese e perché no, a loro volta coccolate.

Tutti concordano sulla capacità innata della donna di essere madre, di avere l'istinto che la porterà a gestire al meglio il rapporto con la sua creatura, ma non dimentichiamoci che le nostre “cugine”, le madri dei mammiferi, quando si trovano in “cattività” che altro non è che un contesto non consono alla propria natura, non riescono ad esprimere a pieno il proprio potenziale generativo e di accudimento.

I papà sono spesso un supporto emotivo ma molto occupati nel lavoro, visti i tempi di crisi, e i nonni? Lavorano anch'essi, sono lontani, o peggio ancora sono molto distanti culturalmente dalle idee con le quali il nuovo nucleo familiare intende educare la nuova creatura. Questo provoca inevitabilmente scontri e incomprensioni; lontananze che si traducono in una maggiore solitudine.

E' in questo contesto sociale che lavorano le figure professionali di Supporto alla genitorialità, che vogliono essere appunto un “supporto”, non una “sostituzione”.

Voglio parlarvi oggi della puericultrice, figura professionale nata nel 1940.

Così com'è avvenuto per altre professioni storiche, tale figura si è evoluta per adeguarsi ai cambiamenti culturali e alle nuove frontiere della scienza, pur mantenendo le sue caratteristiche fondamentali: una conoscenza a 360 gradi su ciò che riguarda la mamma e il bambino, che parte dallo studio dell'anatomia e della fisiologia, per arrivare alla psicologia e l'educazione. Per fornire alla mamma e al bambino, nei primi momenti di vita del piccolo, ciò di cui hanno bisogno: cure e protezione, da un punto di vista fisico e psicologico.

Sono una psicologa perinatale e una puericultrice; per meglio chiarire chi sono oggi le puericultrici e come possono essere utili alle famiglie odierne, ho intervistato Silvana Parisi, presidentessa dell' Associazione Puericultrici Italiane.

Ciao Silvana, lascio che sia tu a presentarti.

Sono Silvana Parisi, ho 46 anni e da 25 anni lavoro come puericultrice. Ho fatto esperienza in diversi ambiti; dall'ospedale all'asilo nido, alla comunità, al carcere.

Da pochi mesi ho aperto un'associazione di promozione culturale per valorizzare la figura della puericultrice in Italia; l'obiettivo è di promuovere tale figura professionale, prevista dal 1940, in quanto competente per provvedere all'assistenza del neonato, della maternità e della genitorialità. Attualmente ho sospeso in gran parte la mia attività di puericultrice per occuparmi dell'associazione.

In cosa consiste la preparazione della puericultrice?

La figura del Puericultrice è riconosciuta dal Ministero della Salute essendo un'arte ausiliaria delle professioni sanitarie; per diventare puericultrice occorre conseguire un diploma, sostenendo un esame di stato valido a tutti gli effetti di legge.

Durante il corso di studi della scuola di puericultura vengono approfondite diverse materie, in modo da garantire agli iscritti di apprendere tutto ciò che ruota intorno alla gravidanza, la maternità e i primi anni di vita del bambino. Nel piano di studi sono previste materie come la pedagogia, la psicologia, la puericultura, le metodologie operative, l' igiene, l'anatomia, cenni di patologia pediatrica, la gravidanza, il post parto, il diritto sanitario e della famiglia, il primo soccorso. Tutte queste sono materie che trovano riscontro in qualsiasi tipo di attività che la puericultrice andrà a svolgere; sia nell'ambito ospedaliero, che nell'ambito educativo, che in ambito domiciliare. È una preparazione approfondita, molto specifica e sicuramente di nicchia.

Cosa può fare quindi una puericultrice per una mamma?

La puericultrice è un supporto, da diversi punti di vista; prima di tutto quello emotivo. Sappiamo bene come la gravidanza porti con se un forte cambiamento nella donna, sia da un punto di vista ormonale che da un punto di vista psicologico, perché entrano in ballo diversi fattori del vissuto della mamma stessa, che ricerca nella professionista, in questo caso nella puericultrice, un appoggio sotto questo profilo. Una delle cose essenziali è quindi entrare in relazione con la mamma, l'ideale sarebbe prima che nasca il bambino, in realtà nella maggior parte dei casi ciò avviene dopo la nascita. La puericultrice cerca sempre di proporsi, mai sostituendosi alla mamma, ma offrendo un appoggio di grossa professionalità pur nel rispetto del ruolo materno, che deve assolutamente essere tutelato e valorizzato. L'obiettivo è quindi di esaltare quelle che sono le competenze innate della maternità, che spesso nelle donne al primo parto sono assopite, essendo portate ad avere un senso di scoraggiamento e un bisogno di sentirsi rinforzate nel proprio ruolo, in virtù del difficile passaggio da figlia a mamma, che può creare smarrimento. La puericultrice, oltre ad essere all'atto pratico colei che si occupa in affiancamento della mamma del bambino, per ciò che concerne l'allattamento, insegnare le tecniche per il cambio di pannolino o preparare il biberon se il bambino è allattato artificialmente, si occupa anche di spingere la mamma a credere davvero, “a sentire sulla propria pelle”, che la chiave della propria competenza è dentro di sé ed è innata.

Esistono molte figure professionali che si propongono a sostegno della genitorialità. Secondo te dove una puericultrice dovrebbe essere preferibile ad altre figure, e dove sono i suoi limiti naturali?

Sicuramente può intervenire in un parto fisiologico, come recita il nostro statuto: “la puericultrice si occupa del bambino sano”. I limiti sono questi; quando il neonato non è fisiologico, entrano in ballo altre figure, l'infermiere pediatrico ad esempio. La capacità di percepire dove sono i limiti sta proprio nel riconoscere quando il caso specifico non è più di propria competenza.

Spesso mi è capitato di fare assistenze nel quale mi sono resa conto che la mia professionalità non era adatta, dovevano necessariamente entrare altre figure professionali, così ho fatto il cosiddetto invio ad altri colleghi.

Quindi si lavora in rete?

Assolutamente si; in tutti i settori dove lavora la puericultrice, sia negli asili nido, se si tratta di gestire bambini sani, sia nel momento in cui ci si rende conto che probabilmente il nostro tipo di intervento non basta, si fa riferimento al collega, figura professionale più adatta a gestire quel caso, come l'infermiere, il pediatra, lo psicologo o il pedagogista.

Un'associazione di categoria; come mai questa scelta?

Negli ultimi anni la figura della puericultrice in ospedale, per politiche di ottimizzazione del personale e tagli economici, è stata messa da parte e sostituita da operatori socio sanitari che sono figure polivalenti, con il nostro stesso livello contrattuale ma che possono lavorare in tutti i reparti. L' idea delle nuove amministrazioni è quella di ottimizzare il personale, quindi assumere figure che possono essere giostrate in diversi settori. L'associazione nasce per questo motivo; spesso questi operatori che vengono impiegati soprattutto nei reparti fisiologici non sanno dove “mettere le mani”, perché il tipo di preparazione che hanno è talmente vasto e superficiale che non gli permette di approfondire la fisiologia del neonato, spesso molto trascurata. Se si facesse un sondaggio sugli Oss che lavorano nelle neonatologie, si scoprirebbe che la maggior parte di loro non è mai entrato prima di allora in un reparto del genere. L'associazione nasce per far luce sulla situazione delle puericultrici oggi e riprenderci quello che ci è stato tolto. Si stima che le puericultrici in Italia siano circa 16.000 e una parte ancora lavora negli ospedali, essendo una figura prevista dal ministero della salute e ciò si può verificare sul sito del ministero. Non si può quindi parlare di una figura in esaurimento: noi vogliamo batterci per quello. Stiamo effettuando una raccolta firme da presentare in senato; chiunque voglia partecipare troverà informazioni sul nostro sito: puericultricitaliane.it.

L'associazione ha quindi un sito internet: cosa può trovare una mamma nel vostro sito e cosa invece una puericultrice diplomata?

Principalmente il sito era nato con un occhio di riguardo per quelle che erano le richieste delle professioniste colleghe puericultrici. Avevamo pensato di creare una serie di opportunità attraverso le quali la puericultrice venisse rivalutata; corsi di aggiornamento e formazione continua per le diplomate, tutela legale, supervisione, raccolta firmata presentare sul tavolo del senato in modo che possa essere rivalutata questa figura e riconsiderata anche a livello della sanità pubblica e privata.

Per quanto riguarda le famiglie, volevamo che il sito fosse visto come un ponte, un collegamento tra la richiesta domiciliare e le puericultrici, che desse l'opportunità di valutare in tempo reale le professioniste disponibili a lavorare offrendo garanzia di professionalità alle famiglie.

Le famiglie richiedono puericultrici?

Sono rimasta stupita dal numero delle richieste spontanee delle famiglie, anche a fronte del fatto che noi non chiediamo nessun compenso, ne alle puericultrici ne alle famiglie stesse. L'associazione vive in questo momento solo delle iscrizioni delle socie e dei simpatizzanti, è un canale di collegamento tra richiesta e offerta, oltre al resto, che sta funzionando molto bene, questo a testimoniare ulteriormente il bisogno di questa figura da parte delle famiglie e la fiducia da loro accordata ad una professione che esiste dal 1940.

Cosa ne pensi delle professioniste che, come me, hanno già una professionalità, come pedagogiste o psicologhe, ma scelgono questa strada come ulteriore specializzazione su gravidanza e puerperio?

Io lo trovo sicuramente un valore aggiunto, intanto per via della preparazione di base che posseggono. Se hanno sentito l'esigenza di scegliere un percorso di questo tipo probabilmente hanno avuto voglia di ampliare e di approfondire le loro conoscenze legate alla puericultura e alla fisiologia di gravidanza e primi anni di vita del bambino, che probabilmente non sono ambito nel loro percorso di studi pregresso. Oltretutto il tipo di qualifica che hanno già di base le rende più capaci un domani di svolgere il ruolo di puericultrice. Mi spiego meglio; dato che, come sappiamo, le gestanti e le mamme non sono tutte uguali e le situazioni non sono tutte uguali, è molto più probabile per esempio che sia più adeguata una psicologa puericultrice, nell'assistenza ad una mamma con una depressione post-partum, piuttosto che una puericultrice semplice, più portata a fare un tipo di assistenza “ordinaria”.

Per fare un altro esempio ho alcune colleghe che sono sia puericultrici che ostetriche, e in questo caso saranno molto adeguate a fare un assistenza su un post partum difficile dal punto di vista ostetrico e contemporaneamente di assistere il bambino.

Continuare a studiare e formarsi è sicuramente un valore aggiunto, ad avercene!

Cosa deve fare una puericultrice per iscriversi all'associazione?

L'associazione come dicevo è nata da poco, per ora abbiamo cercato di pubblicizzare il tutto attraverso il sito e i social network. Collegandosi al sito puericultricitaliane è possibile scaricare il modulo di iscrizione e versare la quota associativa e questo da la possibilità di avere una serie di agevolazioni, come corsi di formazione. Io e le mie collaboratrici valuteremo i curriculum delle socie e li inseriremo nella nostra banca dati.

Come può una mamma richiedere l'assistenza di una puericultrice, presso il proprio domicilio?

Sempre sul nostro sito le mamme o le famiglie possono trovare tutte le informazioni utili e i contatti per inviarci la propria richiesta di collaborazione spontanea. Valuteremo le loro richieste, dando i contatti delle colleghe adatte ad ogni singola esigenza.


Ylenia Mazza Ylenia Mazza su Facebook

Ylenia Mazza

Sono una professionista che lavora al fianco delle mamme, dei bimbi, delle famiglie e degli operatori che si occupano di prima infanzia.

Credo fortemente nella prevenzione, e sono un' instancabile ricercatrice e studiosa. Il mio lavoro è la mia prima passione; tra le altre amo molto scrivere e stare all'aria aperta. Curo il blog Dott.ssa Ylenia e le sue pance .