Aiuto arriva un fratellino e ora?

Martedì 11 Novembre 2014

Un test positivo, il secondo. Gaia era in soggiorno che giocava tranquilla con i suoi pupazzi, io chiusa in bagno con le lacrime agli occhi, le ginocchia che tremavano e un turbine di pensieri nella testa ero combattuta. Felice si, era quello che volevamo, ma anche implacabilmente terrorizzata.

“Nostra figlia lo accetterà?”

“Abbiamo rovinato la sua vita?”

“Come può il mio cuore contenere tanto amore per tutti e due?”

“Sarà per sempre il secondo arrivato? Come potrà competere con sua sorella che si appropriata del nostro cuore ormai due anni fa?”

"Come ci organizzeremo con due bambini, noi che a mala pena riusciamo a gestirne uno?"

Quante di voi hanno avuto gli stessi dubbi? L'amore di una mamma (ma anche di un papa, di un nonno, di uno zio...) non si misura in metri, eppure non riuscivo a capire come che nel mio cuore ce ne fosse abbastanza per tutti.

Mi ripetevo che stavo per compiere un tremendo torto ad entrambi: il mio secondogenito non era ancora nato eppure già si doveva accontentare di una seconda posizione, quanto alla mia prima figlia... come avrebbe reagito a vedersi detronizzata?

Lei, fulcro e centro delle attenzioni di tutta la nostra famiglia, come avrebbe preso l’arrivo di un piccolo esserino che a forza di urli e sorrisini sdentati avrebbe preteso un posto insieme a lei nel cuore e nei pensieri di tutti noi?

Già immaginavo per lei un futuro da disadattata sociale, fatto di privazioni e stenti. La sua infanzia dorata, sgretolata in un attimo per colpa di due genitori snaturati che avevano avuto l’ardire di desiderare un secondo figlio.

Poi arrivano gli amici che giulivi ti raccontano aneddoti di vita famigliare degli della più cupa cronaca nera “Sai il figlio di amici ha spaccato il braccio al fratellino appena nato” “La mia nipotina ha cercato di annegato il fratello nella vasca da bagno, ora i genitori non si fidano a lasciarli soli” “il figlio di conoscenti all'arrivo della sorellina ha smesso di parlare... peccato era un bambino così intelligente”. Tu vorresti affogarei dispiaceri nell'alcol ma anche quella consolazione ti è preclusa, così ti ritrovi a svoltolarti nel letto preda di nausee che non sai se sono causate dalla gravidanza, dalle uova scadute o dai sensi di colpa.

Oggi ripensando a quei giorni e alle mie paure non posso che sorridere, penso che un fratello sia la cosa migliore che si possa regalare a un bambino. Un compagno di giochi sempre presente, e, non sottovalutiamolo, un compagno di giochi che ti considera una specie di divinità.

Non avevo mai colto appieno il significato della frase “pendere dalle labbra di...” finché non ho visto Samuel guardare sua sorella. Non è amore, è qualcosa di più grande, più profondo, più vero. Li ascolto giocare e so che stanno costruendo ora un legame che li unirà per il resto della vita. Tutto è importante i loro abbracci, le loro litigate, stanno diventando grandi insieme e stanno percorrendo la strada che lo porterà a essere la donna e l’uomo nascosti sotto il loro sorriso da bambini. Insieme. Amo questa parola.

Mi basta vederli per capire che abbiamo fatto la scelta giusta, non abbiamo rovinato la vita a nessuno, l’amore non raddoppia con l’arrivo di un altro bambino ma aumenta in modo esponenziale, sempre più grande e profondo.

Certo, bisogna essere sinceri, il tempo, quello no, non moltiplica; cala, anche se i figli sono stati “programmati” per intrattenersi a vicenda, non lo fanno mai abbastanza. Ci sono regole da far rispettare, ingiustizie piccole e grandi da sanare, ribellioni da sedare. Ancora non riesco a capacitarmi come riescano a litigare per tutto, ma proprio tutto, anche per un sassolino trovato chissà dove, che entrambi “devono” usare per i propri giochi.

Ma poi ci sono gli abbracci e i sorrisi, e quelli ripagano di tutto. Penso che sono per quei momenti vale la pena avere due (o più immagino, ma lascio fare agli altri) figli: per quei gridolini complici e quelle risate spontanee.


Stefania D'Elia Stefania D'elia su Facebook

Stefania D'Elia

Sono mamma di 2 bambini di 5 e 3 (quasi) anni. Sono stata per anni un’impiegata, poi un licenziamento e la mia vita è cambiata.

Ho scelto di cavalcare gli eventi e ho iniziato a scrivere; di me, di noi, delle mamme. Ho gestito per mesi un magazine on-line, ho un blog personale e scrivo articoli che parlano di donne e famiglia su www.trentoblog.it e ora sono alla ricerca di nuove sfide.