Scuola giapponese: le pulizie agli studenti... e qui?

Venerdì 22 Maggio 2015

Gaia arriva con una moccola al naso che a momenti tocca il pavimento “Fazzoletto” urla allarmata. Sembra quasi che la cosa l’abbia colta di sorpresa. Prendo un fazzoletto dalla borsa e glielo allungo, lei si soffia il naso e mi lancia il fazzoletto prima di correre a giocare. “Gaia” le grido “non sono la tua pattumiera. Prendi questo fazzoletto e buttalo via” Mi guarda un po’ smarrita, quasi non capisse, poi un barlume si accende, capisce. Prende il fazzoletto e lo butta nel cestino.

Non lo fa con cattiveria, solo che è abituata che ci sia sempre qualcuno a fare le cose al posto suo. E’ così che l’abbiamo abituata, è così che siamo stati abituati. Ricordo ancora quando andavo a scuola, non ci preoccupavamo delle briciole per terra, di raccogliere le cartacce. Una volta abbiamo anche lasciato volontariamente delle carte per terra “vediamo quanto ci mettono i bidelli a raccoglierle” e i bidelli ci hanno messo qualche giorno. A noi l’idea di raccoglierla non ci aveva neanche accarezzato, non era compito nostro.

E’ solo quando sono andata a vivere da sola che ho capito, avrei potuto capire prima ma nessuno mi ha mai insegnato. Eppure sono cresciuta guardando gli anime giapponesi su Italia Uno come qualsiasi altro bambino degli anni ’80 e li li vedevamo, questi bambini che raccoglievano le loro cose e che si fermavano in classe per riordinare a turno, tutti quanti. La pulizia della classe era compito degli studenti, come l’italiano, la matematica e le scienze.

E' una cosa che possiamo (dobbiamo) insegnare anche a casa, ma le trovo comunque 2 cose diverse: la scuola è un luogo pubblico in cui viene insegnato il rispetto non solo per le proprie cose (come può essere la pulizia della stanza), ma anche dei beni comuni.

Quanto sarebbe bello se fosse così anche da noi? Quanto sarebbe importante insegnare ai bambini fin da piccoli a compiere quei piccoli gesti che li portano a essere un po’ più responsabili? Ecco cosa vorrei chiedere dalla nostra scuola: non grosse riforme, non innovazioni tecnologiche, ma un insegnamento importante: che ogni lavoro, anche il più umile deve essere fatto da tutti. Nessuno escluso.





Stefania D'Elia Stefania D'elia su Facebook

Stefania D'Elia

Sono mamma di 2 bambini di 5 e 3 (quasi) anni. Sono stata per anni un’impiegata, poi un licenziamento e la mia vita è cambiata.

Ho scelto di cavalcare gli eventi e ho iniziato a scrivere; di me, di noi, delle mamme. Ho gestito per mesi un magazine on-line, ho un blog personale e scrivo articoli che parlano di donne e famiglia su www.trentoblog.it e ora sono alla ricerca di nuove sfide.