Anni '80: I cartoni animati più tristi della nostra infanzia

Giovedì 28 Maggio 2015

Come qualsiasi trentenne (abbondante) che si rispetti sono cresciuta a giochi in cortile e cartoni animati.

Ci sono cartoni che fanno parte della nostra infanzia che ci hanno procurato traumi incredibili.

Che ci hanno fatto pensare che chi li ha prodotti è un sadico perverso, ma nonostante tutto, ci ostiniamo a ricordarli con nostalgia. Eccone alcuni.

Bambi.

Tra i cartoni animati più tragici di sempre, il posto ‘d’onore spetta a Bambi. Bambi è un piccolo cerbiatto con un’eredità non da poco è “il principe della foresta” cresce felice in questo angolo di paradiso in cui tutti gli animali sono erbivori, finché la mamma non viene uccisa da un cacciatore, in quella che è la scena più angosciante di sempre. Non si vede la mamma che muore, si sente uno sparo e poi Bambi che si ritrova da solo in mezzo alla neve a chiamarla. Il terrore di ogni bambino, quando perde di vista il genitore. A salvarlo emerge il padre più assente di tutti i tempi che con un ritardo del tutto trascurabile si decide a dire a suo figlio “a si, non c’è stata occasione di parlarne prima ma io sono tuo padre, mo’ vieni con me."

Red e Toby.

Un cane e una volpe che crescono come amiconi finché non diventano adulti e Toby dice a Red “guarda sono un cane da caccia, il mio compito è trovarti in modo che il mio padrone possa impallinarti, impagliarti e metterti in esposizione sulla vetrina. Lo so che non è colpa tua, ma sei una volte e da che mondo e mondo volpi e cani non possono essere amici. Sparisci." Una bellissima storia sull’integrazione, mai attuale come oggi: i bambini di tutte le etnie possono essere amici, tanto poi un domani cresceranno e potranno farsi la guerra.

Charlie anche i cani vanno in paradiso.

Una storia un po’ più di nicchia, forse non conosciuta da tutti ma bellissima. Charlie è un cane truffatone che viene ucciso, dal cattivo di turno. In paradiso ruba il suo orologio (quello che si era fermato determinando la sua morte) lo riavvia e torna sulla terra per vendicarsi. Qui fa l’amicizia di una bambina, si affeziona a lei, diventa un cane buono che, per salvarla dall’annegamento... muore, tornando in paradiso. In sostanza si passa tutto il film a fare il tifo per questa stramba coppia che poco prima dei titoli di coda viene separata. Lacrime a fiumi anche qui.

Il Re Leone.

Il re leone è l’unico film in cui inizio a piangere fin dal titoli di testa. La scena della morte di Mufasa distrugge, spezza, lacera. Diffido di chiunque riesca a guardarla senza essere colto da un profondo senso di perdita.

 





Stefania D'Elia Stefania D'elia su Facebook

Stefania D'Elia

Sono mamma di 2 bambini di 5 e 3 (quasi) anni. Sono stata per anni un’impiegata, poi un licenziamento e la mia vita è cambiata.

Ho scelto di cavalcare gli eventi e ho iniziato a scrivere; di me, di noi, delle mamme. Ho gestito per mesi un magazine on-line, ho un blog personale e scrivo articoli che parlano di donne e famiglia su www.trentoblog.it e ora sono alla ricerca di nuove sfide.