Mamme arrabbiate... mamme vere!

Mercoledì 05 Dicembre 2012

La maternità è un momento di profondo cambiamento personale che porta con sé modificazioni sia sul piano fisico che psicologico.

In particolare, le emozioni vengono ad assumere un posto rilevante, in quanto le donne incinte e le neomamme sviluppano una spiccata sensibilità emotiva, sia in positivo (ci si sente felici per una banalità) sia in negativo (si piange subito).

Quella che comunemente si definisce “emozione” è in realtà un fenomeno complesso che si sviluppa sia attraverso una componente fisica (risate, pianti, batticuore…), sia attraverso componenti cognitive (quando si prova un’emozione si associano ad essa anche dei pensieri), ma anche sociali e culturali. Proprio da un punto di vista sociale, oggi le emozioni più comunemente associate alla maternità sono positive: spesso le gravidanze vengono a lungo cercate o posticipate, quindi automaticamente assumono un valore più “prezioso” di quanto accadeva un tempo. Di conseguenza, ci si attende che una donna non possa che essere al massimo della felicità, sia durante la gravidanza, che dopo il parto.

In realtà le cose sono ben diverse! A questi eventi si associano anche molte emozioni di tipo negativo: spesso una mamma si sente stanca, sola, frustrata, triste…e anche molto arrabbiata! Perché le cose non vanno come previsto, perché il bambino piange sempre, perché dorme poco, perché la suocera è invadente, perché il papà non la aiuta, perché il figlio maggiore la fa disperare, perché non ha avuto il parto che desiderava…insomma possono esistere mille motivi per essere davvero arrabbiate e scontente del momento che si sta passando.

Il problema è che la società attuale non solo dà scarsa rilevanza a questo tipo di emozioni, ma anzi tende quasi a negarle. Proviamo ad immaginare, ad esempio, una mamma che, in un momento di particolare stanchezza, abbia provato la tentazione di picchiare il proprio figlio di pochi mesi che piange sempre senza che si riesca a trovare una causa precisa. Se questa mamma confidasse questo pensiero ad altre persone potrebbe trovare non solo comprensione, ma potrebbe anche venire giudicata, attaccata, criticata, come se questo pensiero automaticamente equivalesse all’azione di picchiare realmente il proprio bambino.

E’ importante invece ricordare che un pensiero di questo tipo non solo è normale per una mamma al colmo della stanchezza e della frustrazione, ma è anche sano, in quanto permette proprio di “dirlo” a se stesse, evitando così che l’emozione negativa che lo scatena (rabbia, senso di impotenza…) abbia il sopravvento e trasformi questo pensiero in azione.

Questo meccanismo fa capire la differenza tra le tante mamme che pensano di buttare i figli dalla finestra (ma spesso non hanno il coraggio di ammetterlo per vergogna) e le poche mamme in cui questo pensiero diventa azione effettiva per una serie di cause di tipo psicologico, sociale, familiare. Quindi è importante ammettere che la rabbia che spesso i figli suscitano nelle mamme è un’emozione sana, che fa di esse delle mamme “vere” e non delle mamme da copertina, sempre sorridenti e felici.

Certo, questo non significa che, poiché è normale essere arrabbiate, non si debba far nulla per migliorare la situazione, a partire dall’analisi delle cause scatenanti. Spesso le mamme che provano queste emozioni sono sole nella gestione di tutto il menage familiare o non riescono ad ottenere l’aiuto che vorrebbero dalle persone che le circondano. Sono anche mamme che sviluppano durante la gravidanza un’immagine del proprio bambino che si rivela poi molto diversa da quella reale (ad esempio, si può immaginare di avere un bambino tranquillo perché mamma e papà erano così da piccoli e invece ci si ritrova con una piccola furia).

Un altro fattore scatenante può essere il tentativo di inseguire un modello di “famiglia perfetta” che in realtà non esiste e che non può che suscitare senso di inadeguatezza e frustrazione. Una volta individuati i motivi che generano tali emozioni, è utile cercare di far qualcosa per modificare la situazione.

In primo luogo è giusto chiedere aiuto, trovare persone di riferimento (familiari, amici, ma anche uno psicologo se se ne sente il bisogno) a cui si possano confidare queste emozioni e che facciano sentire la mamma compresa e aiutata. E’ utile anche cercare di individuare le soluzioni che realmente possono essere adottate per migliorare il momento che si sta vivendo.

Ad esempio, proviamo ad immaginare e trascrivere i pensieri di una mamma qualunque che riesce a dare spazio a queste emozioni negative: “Mi sento sempre più stanca ed arrabbiata con il mio bambino di 3 mesi che dorme pochissimo…non lo sopporto più! Cosa vorrei veramente? Staccare qualche ora per andare in palestra! Bene, non mi devo vergognare di avere questo desiderio. Ho le possibilità economiche e materiali per pagare la palestra e affidare a qualcuno il mio bambino?” . E’ evidente che se la risposta è sì per questa mamma sarà più semplice risolvere questo momento di disagio, se la risposta è no sarà però utile cercare una soluzione alternativa (uno svago differente, una persona diversa a cui lasciare il bambino) per concedersi comunque uno spazio di libertà che le permetta di godersi di più e meglio il proprio bimbo.

In conclusione, è utile ricordare che le emozioni associate all’attesa di un bambino e a tutto quanto avviene dopo la nascita sono molto forti e possono essere anche di tipo negativo: è importante riconoscerle e dare valore a tutti questi sentimenti, che costituiscono proprio la bellezza di un fenomeno così complesso come la maternità.

La foto di questo articolo è di Massimiliano Liscia

 

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Antonietta Vescovo

Sono mamma di un bambino di due anni e sono una psicologa specializzata in psicologia dello sviluppo e della comunicazione.

Per il magazine di Baby Bazar mi occupo di tutto ciò che riguarda psicologia, maternità e famiglia. Voglio aiutare i genitori a comprendere cosa accade dal punto di vista psicologico in questi particolari momenti della vita e suggerisco piccoli spunti di riflessione per gestire al meglio le difficoltà.