Favola - La casa volante, 1

Mercoledì 05 Dicembre 2012

Si ok, ci sono le storie classiche, quelle moderne, quelle dark e quelle dal sapore vagamente splatter. Poi ci sono le nostre, le storie che nascono nella testa di mamma (o papà) e figli, e che vengono create, modellate e arricchite giorno dopo giorno. Ecco, c'è un'universo di favole non scritte, quelle speciali che nascono nel nostro cuore. Mesi fa ho lanciato un appello "cerco favole!" Stefania ha risposto, con questa splendida storia che lei e Alberto raccontano ai loro piccoli. E' talmente lunga e bella che abbiamo deciso di pubblicarla a puntate; questa è la prima.

La casa volante - capitolo 1

C’era una volta una bambina che ogni mattina, appena si alzava, ancor prima di scendere dal letto, tendeva l’orecchio verso la finestra e restava così, per qualche minuto ad ascoltare.

Purtroppo quello che sentiva non le faceva mai piacere. Sentiva rumori di macchine, clacson, motori che rombavano, freni che urlavano e allora, lentamente andava ad aprire la finestra. Scostava le tende, girava le maniglie e lentamente apriva le imposte. Subito veniva investita da un raggio di luce che le faceva chiudere gli occhi d’istinto. Appena abituava la vista alla luce quello che vedeva la rendeva ancor più triste: case, case e ancora case, strade e strade sopra le strade e ancora sopra. E tutto era grigio. Un immenso mare grigio e rumoroso.

Solo allora scendeva sconsolata a fare colazione. La bambina, non crediate, non era affatto triste. No, per nulla, anzi era proprio solare. Solo che sperava, in cuor suo, che anche il mondo intorno a lei potesse essere meno grigio, più colorato, meno rumoroso.

Così trascorreva le giornate a scuola, con le amiche, con mamma e papà, i nonni, gli zii e tutti gli impegni e gli svaghi della sua età.

Arrivò poi una domenica che la bambina ricordò per tutta la vita. La mamma quel giorno la svegliò presto. Le spiegò che andavano a fare una gita lunga lunga e che se proprio era stanca, avrebbe potuto approfittare del viaggio in macchina. E fu così. Già in città mentre dal finestrino scorrevano palazzi grigi dopo palazzi grigi la bimba si addormentò. Fu svegliata dal papà che le disse che erano arrivati e le chiedeva se il posto le piacesse.

La bimba ancora assonnata fece vagare lo sguardo in ogni direzione. Sul suo viso si dipinse prima un’espressione di stupore, poi un sorriso e infine una gioia incontenibile. Scese dalla macchina e prese a correre sull’erba ancora bagnata di rugiada. La mamma e il papà l’avevano portata in collina, lontana dal traffico e dai rumori della città. La bambina non credeva ai suoi occhi: c’erano alberi, fiori, prati in ogni direzione, un ruscello e, poco lontano, un bosco!

Corse quasi sempre quella mattina e, anche durante la passeggiata con mamma e papà, non si fermò nemmeno un momento tanto voleva godersi quel paesaggio magnifico. Si riposò solo durante il pic-nic, dove si concesse di sedersi giusto il tempo di mangiare qualcosa. Poi, mentre i genitori si riposavano, chiese di poter andare fino al bosco vicino. “Vai pure” – disse il padre- “ma fai in modo che possiamo vederti sempre” “Certo, allora vado …ciao!” – disse le bimba mentre già correva verso il bosco. Quando arrivò al margine del bosco si voltò verso i genitori che la salutarono.

Fu allora che pensò alla sua casa e a quanto sarebbe stato bello se, anziché in città, fosse stata fatta proprio là. Mentre era persa nei suoi pensieri sentì una voce: “Ehi, bambina?” “Chi mi chiama?” – disse la bambina guardandosi intorno “Sono io, ma devi guardare in alto altrimenti non mi vedi…” La bimba alzò lo sguardo e su un ramo vide un gufo, un grosso gufo che la fissava. “Sei tu che mi hai chiamato?” Il fugo fece segno di si con il capo “Buongiorno signor gufo…posso aiutarla?” Il gufo sorrise “Ah, no ma grazie lo stesso. Ti ho guardata tutta la mattina, hai corso tanto sai? Deve piacerti proprio tanto questo posto, è vero?” “Oh si, tantissimo!” – disse sognante la bimba. “Era da molto tempo che non vedevo qualcuno così contento…” – continuò il gufo – “e così mi son detto che volevo conoscere questa bimba….ed eccoci qua!” “Lei abita qua nel bosco?” – chiese la bambina “Certo, da molti e molti anni” “Che fortunato che è. Io vivo in un posto molto più brutto…” – continuò triste la bambina – “…la mia casa è molto bella e mi piace, anche la mia camera, ma è brutto intorno!” “Dovresti portare qui la casa!” – disse ridendo il gufo “Magari…” – sospirò la bambina – “se sapesse volare come lei sarebbe più facile! Ora però devo andare, mio papà mi chiama” Il gufo salutò la bimba e la fissò pensoso mentre correva dai suoi genitori. Per tutto il pomeriggio il gufo li osservò serio e pensoso. Quando il sole iniziò a nascondersi dietro la collina e il cielo prese ad incendiarsi vide ripartire la macchina verso la città. Solo allora sorrise e si staccò dal ramo e prese a volare....

continua.... 

Gli autori: Ciao, siamo Stefania e Alberto, mamma e papà di Alice e Luca. Nella vita siamo educatori professionali ma i bimbi ci fanno essere molte altre cose....."esperti" di cucina bio e sostenibile, abili pianificatori di giornate, sostenitori della mobilità alternativa e, tra le altre, inventori di favole....

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Stefania D'Elia Stefania D'elia su Facebook

Stefania D'Elia

Sono mamma di 2 bambini di 5 e 3 (quasi) anni. Sono stata per anni un’impiegata, poi un licenziamento e la mia vita è cambiata.

Ho scelto di cavalcare gli eventi e ho iniziato a scrivere; di me, di noi, delle mamme. Ho gestito per mesi un magazine on-line, ho un blog personale e scrivo articoli che parlano di donne e famiglia su www.trentoblog.it e ora sono alla ricerca di nuove sfide.