Trasformarsi da Barbamamma in donna si può

Lunedì 10 Dicembre 2012

Ammesso e non concesso che qualcuno sia riuscito a sopravvivere al mio post d’esordio, mi accingo a raccontarvi di come ho recentemente riconquistato la mia femminilità.

Preciso subito che non ho scovato una bacchetta magica capace di regalarmi qualche minuto in più da dedicare a me stessa, quello che è capitato a me succede a tutte le mamme. Le tempistiche sono variabili: c’è chi, per indole personale o sfacciata fortuna, riesce a infilarsi di nuovo un vestito da donna a pochi mesi dal parto e chi, come me, ce la fa soltanto quando suo figlio è in grado di ripetere a memoria la tabellina del 9 senza esitazione.

Succede a tutte, prima o poi, ed è una sensazione fantastica. I pargoli diventano indipendenti. Non pigolano ogni trenta secondi il tuo nome in cerca di attenzioni. La notte dormono dieci ore di fila; il giorno riescono a concentrarsi nei loro giochi in piena autonomia, senza bisogno della tua onnipresenza. Tu ricominci a vederti donna e a comportarti di conseguenza.

Riesci a fissare un appuntamento dal parrucchiere con maggior frequenza, a farti una maschera di bellezza, puoi concederti il lusso di una doccia che duri più di trenta secondi, ricominci a passarti la crema idratante dopo il bagno, ritagli quei cinque minuti in più vitali per mettere il fondotinta con cura o per truccare gli occhi. Il tempo a tua disposizione inizia miracolosamente a dilatarsi, non ti senti più in colpa se invece di vivere per i tuoi figli cominci a vivere con loro. Son tutte belle le mamme del mondo – così cinguettava Umberto Bertini - quelle che riescono a curarsi un po’ lo sono di più. Questo rudimentale concetto vale per le donne in generale, intendiamoci. Quelle che possono permettersi il lusso di circolare completamente struccate con addosso i vestiti del fratello e, nonostante ciò, collezionare fischi di ammirazione per strada non appartengono a questo mondo. Non che io sappia, almeno… Questo a prescindere dal fatto che siano madri oppure no.

La riconquista della mia femminilità ha raggiunto il picco storico mai registrato da che sono mamma l’estate appena trascorsa. Eravamo ospiti di un villaggio turistico, una location che ho imparato a rivalutare da quando ho partorito. Sono sempre stata una turista per caso, una che detestava le regole, i programmi, le gite organizzate, gli itinerari prestabiliti. Ma da quando ho partorito ho imparato ad apprezzare il godurioso e rassicurante cazzeggio continuo degli animatori che, se ti dice bene e riesci a mollare un paio d’ore i figli al miniclub, ti offrono la libertà di collassare sulla sdraio o di divertirti assieme a loro. A te la scelta, senza mitra puntati alla tempia.

In previsione di quella vacanza la mia anima staccata ha ceduto alla tentazione di acquistare due paia di scarpe con zeppe vertiginose: circa nove centimetri, un’altezza improponibile almeno per una come me. Ricordo però ai puristi del trampolo, i quali staranno esultando vittoria per la mia (temporanea) conversione, che tecnicamente le zeppe non sono tacchi, ma straordinari strumenti di elevazione a impatto zero su nervo sciatico e altre tristerrime patologie muscolo scheletriche che mi affliggono da quando riuscivo ancora a sorridere senza che il contorno occhi si animasse di minuscole rughette.

Riuscivo persino a ballarci la salsa, con quelle scarpe, allietata dal plusvalore di un paio di avvenenti baby animatori ad evitare che precipitassi giù dall'impalcatura. Il toy boy sta bene su tutto, in particolar modo sulle tardone come me. Bando ai moralismi gratuiti e riconosciamolo: volteggiare fra le braccia ben tornite di un ragazzo che potrebbe essere (quasi) tuo figlio ti regala un pizzico di sana soddisfazione. Ovviamente quelle creature innocenti ballano per contratto con le clienti, non per altro, anche con quelle che hanno dimenticato da un pezzo come si scrive la frase “ho vent’anni”, ma basta godere di sufficiente faccia tosta per azzerare quei quattro lustri in più e l’età te la scrolli via di colpo. Innocentemente, s’intende… Anche se sei “solo” una mamma.

Qui lo dico e qui lo nego: sì, quando sfioro il metro e settanta donna mi ci sento molto di più. E, confessione per confessione, sappiate che ho beneficiato anche di qualche sporadico sguardo goloso. Occhio che non sto parlando di attempati signori instupiditi dall’andropausa, ma di ragazzi/giovani uomini ancora abili e arruolati. Insomma, il maniaco sessuale di bocca buona una donna lo trova sempre, anche con uno/più pargoli a seguito. Specialmente di sera, perché trucco/parrucco/abbronzatura/vestito carino e soprattutto nove centimetri in più fanno miracoli.

Che ci crediate oppure no, io in quel villaggio turistico mi sono sentita carina e appetibile così come non mi capitava da una vita. Il fatto che tutti mi dessero del tu, gggiovanissimi inclusi, ha potenziato la sensazione di essere miracolosamente ritornata ai miei primi vent’anni. Questo è avvenuto a metà Giugno. Una volta rientrata a casa, revisionando le foto della vacanza ho notato che qualcosa non andava. Il rotolino di panzetta, il filo di cellulite in ordine sparso, l’accenno di doppio mento… Qualche chilo di troppo, insomma. Non mi guardavo con occhio critico allo specchio da tempo; quelle immagini sono state illuminanti. Sono riuscita a buttar giù tutto il peso superfluo in appena due mesi. Erano cinque chili scarsi, che non avevo accumulato con la gravidanza (da piccolo mio figlio non mi concedeva il tempo neppure di ingrassare), ma grazie a un paio d’anni di inattività fisica assoluta a causa dei troppi impegni lavorativi.

Ho sfrondato dall’agenda un bel po’ di attività improduttive. Ciò mi ha consentito di concentrarmi su qualcosa di estremamente futile, come la mia femminilità. Questo non toglie nulla al mio essere mamma, anzi. Casomai aggiunge un plusvalore. Mio figlio dice che sono diventata più bella. Oddio, ha espresso il concetto a modo suo, però l’ha fatto:

“Mamma?! Ti sei tagliata i capelli, ti sei messa a dieta, fai ginnastica tutti i giorni, mo’ te metti pure i tacchi… Ma che t’è presa? La crisi di mezza età?”

“No, core de mamma. Ho semplicemente ripreso a curarmi un po’. Perché, non va bene?”

“No, no, ma’. Figurati. Sei fichissima così.”

“Ambè.”

Il giorno del mio compleanno, quasi a fine Luglio, sul consueto e tenero bigliettino di auguri non mi ha scritto come sempre “Mamma ti voglio un mondo di bene” ma “Sei la mamma più bella del mondo”. Ecco, io lo so che non è affatto vero, ma leggere certe cose ti fa tremare i polsi. Come regalo non ho ricevuto il solito oggetto utile per la casa, ma un ottimo profumo che desideravo da tempo e altre frivolezze atte a ricordarmi che, nonostante io detesti il rosa con tutte le mie energie, sono anche una femmina. Non sono “soltanto” una che ha messo al mondo un figlio.

Poiché siamo in periodo natalizio e urgono idee su cosa regalare alle vostre compagne di vita, mi permetto qualche suggerimento per gli acquisti: anche se la madre di vostro figlio/a ha partorito da cinque minuti, evitate come la peste di regalarle una crema antismagliature, un libro sul come perdere dieci chili in dieci minuti, un reggiseno per l’allattamento o, il ciel non voglia, uno di quei prodigiosi manuali per crescere figli carini e coccolosi che suscitino gridolini di meraviglia e giubilo nell’universo.

Regalatele piuttosto una trousse per il trucco, un profumo, un ciclo di massaggi rilassanti (non drenanti, anticellulite, anti età - per carità di Dio – soprattutto se la mamma in questione ha superato i trent’anni), una qualsiasi frallacchera utile a ricordarle che maternità e bellezza non sono concetti inconciliabili.

Fatelo. La renderete immensamente felice e soprattutto eviterete di ritrovarvi con un occhio nero. Gli ormoni femminili, soprattutto se provati da una recente gravidanza, riescono a scatenare potenziali istinti omicidi.

Non fidatevi di quelli che dipingono di angelicata bontà le puerpere definendole “mammine”. Una mammina colpita su un nervo scoperto può sferrare ganci più micidiali di Mike Tyson. Tenetelo sempre a mente, mi raccomando. Non azzardatevi a riaffacciarvi da queste parti con un occhio pesto per dirmi che non vi avevo avvisati.

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Luana Troncanetti

Scrittrice per caso, schiava devota dell'ironia, demente informatica, logorroica incallita e mamma strafelice di Alessandro. Sono perennemente allegra, anche quando vorrei impiccarmi con la cinghia dell'accappatoio.

Nei miei articoli sproloquierò a caso fin quando non mi cacceranno dalla redazione. Al momento, potete leggere i miei post sul blog La staccata e su Genitori Crescono.