Ingestibile

Venerdì 08 Febbraio 2013

Spesso mi piace partire da una singola parola per potervi accompagnare lungo i percorsi della mia mente, per farvi conquistare la meta, il nocciolo della questione, con estrema calma perché possiate ammirare il tutto prima da lontano e poi sempre più vicino in modo da contemplare, passo dopo passo, ogni minimo particolare del nostro viaggio.

Ingestibile, dicevamo, sì. Se avete a che fare con dei follettosi fanciulli almeno una volta nella vostra carriera da genitore lo avete sentito dire nei confronti di qualche bambino, magari figlio di amici o perché no, anche diretto al vostro.

Ingestibile significa, in questo caso, che chiunque si stia occupando, in parte, dell'educazione di quel bambino ha alzato bandiera bianca autoescludendosi dal processo educativo, ammettendo che ha provato, proposto, ponderato e fatto di tutto ma che non riesce a mettersi in "comunicazione" con il fanciullo e che quindi avvisa chi di dovere della sua resa.

In cosa consiste questa rinuncia, allora? Solitamente che, il bambino in questione, si "rifiuta" di: stare seduto quando tutta la classe sta seduta, partecipare alle attività proposte dagli insegnanti, giocare assieme agli altri quando c'è da giocare assieme agli altri, apprezzare e portare a termine ogni lavoretto previsto in scaletta didattica ecc.

Stiamo parlando di bambini piccoli, lo vorrei precisare, quelli che iniziano la materna per intenderci. Tralasciamo i casi in cui per davvero c'è qualcosa che impedisce, al bimbo, di concentrarsi e di comunicare come dovrebbe, casi che devono essere verificati e certificati solo dopo le visite degli specialisti. Ma tutti gli altri? Non so voi ma a me pare che in quest'ultimo decennio ci sia stata un'epidemia, anzi una pandemia pedagogica di casi di "ingestibilità infantile", situazioni che saltando il percorso di una giusta e oculata osservazione specialistica approdano automaticamente nella dimensione dell'iperattività .

Che sia chiaro, questa non è una crociata contro l'ADHD (Attention Decifit Hyperactivity Disorder) meglio conosciuta come sindrome da decifit di attenzione e di iperattività che interessa comunque un buon 3-4% della popolazione scolastica, sindrome che non è una malattia, ricordiamolo, bensì disturbi che coinvolgono la capacità d'apprendimento e comportamentale del soggetto che ne soffre e che ha la sacrosanta necessità d'essere conosciuta, approfondita e messa in evidenza (per chi volesse saperne di più consiglio di cercare su internet, ma lo troverete con una sua Pagina anche su Facebook, il dottor Gianluca Lo Presti psicologo e psicopatologo).

In questo articolo noi parliamo del resto, di tutti quei bambini che non hanno nulla se non il fatto d'essere... Bambini. "Non sta fermo, non vuole seguire le regole, allunga le mani anziché parlare, non disegna, sta in disparte, preferisce sempre fare altro, è ingestibile... Forse è meglio farlo vedere da uno specialista." A tre anni, all'entrata alla materna a volte mi chiedo cosa pretendano.

Il bambino è una creatura onirica, imprevedibile, creativa, con i suoi tempi, il proprio temperamento ed immaginazione. Pretendere di omologarlo in un processo educativo statico, rigido nel quale chi non segue le regole deve per forza aver "qualcosa" che non va potrebbe significare lasciar fuori quella componente fantastica che, nella sua diversità d'espressione, li e ci rende unici.

Cerchiamo di conoscere chi ci sta davanti, l'educatore non è un mestiere ma è una promessa che si fa al prossimo, quella di prendersi per mano, conoscersi a vicenda, aiutare ed aiutarsi a crescere fino a quando lui, lei o loro non avranno più bisogno di noi, dell'educatore. Non diamo, allora, "nomi" che siano etichette ma proviamo a schiudere le porte del loro universo. I bambini sapranno sempre trovar la propria galassia dove far brillare le loro stelle.

So che la diversità fa paura ai più, difficile da accettare e da capire ma non pensate che nel nome di una rassicurante standardizzazione correte il rischio di affogare in chissà quale interiore meandro una potenziale ed eccelsa personalità artistica? Ci avete mai pensato? Einstein era un bambino taciturno e solitario che pronunció parola non prima dei quattro anni; Picasso afferma che "Tutti i bambini sono degli artisti nati, il difficile sta nel fatto di restarlo da grandi." Winnicot, famoso pediatra e psicoanalista inglese ribadisce "Un individuo creativo è un individuo sano e libero, che non reagisce, ma agisce." Il primo rappresenta quella diversità (?) comportamentale sopracitata, il secondo evidenzia la carica fantastica, creativa ed artistica che in ogni giovane è elemento presente ma che puó divenire latente, recondito e celato, il terzo punta il dito sull'azione, l'agire e non il subire passivamente o sottostare semplicemente a ciò che viene proposto.

Qua difendiamo e preserviamo il diritto alle singole potenzialità, da rispettare in un processo educativo di auto-affermazione della persona, imparando a stare assieme a se stessi ed agli altri nel Mondo!

Non educate, allora, all'omologazione ma alla valorizzazione di sè.

Alla fine, ordunque, che fare con l'educatore che sventola bandiera bianca? Non giudicatelo, non commettete questo madornale errore, per carità: parlateci!

Quella metaforica e candida pezzuola sventolata a più non posso, probabilmente, rappresenta un implicito invito, una richiesta d'aiuto per poter andare avanti, assieme a voi peró. Parlate sempre tanto con i bambini, con gli insegnati, tra genitori. Il dialogo può essere la chiave di volta in un mondo dove, nonostante la rete ed il web, si parla sempre o troppo poco o troppo senza pensarci.

Crescere è la più grande avventura che l'uomo e la donna son chiamati ad affrontare: l'Esistenza è la strada da percorre e la Parola il mezzo per navigare verso l'infinito, che sia questo dentro di noi o in chi amiamo.

La tavola che completa questo articolo è di Guido Baldessari

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Sylvia Baldessari

Sono laureata in Scienze dell'Educazione e dopo diverse esperienze lavorative ora affronto l'avventura più grande, essere mamma di un vispo bimbetto di tre anni!

Sono appassionata, curiosa, talvolta puntigliosa, ma con la consapevolezza che sorridere aiuti e che il dialogo sia la chiave per conoscere questo nostro mondo. Curo la Pagina Facebook Il Piccolo Doge dedicata all'educazione.