Per fortuna che esiste anche il cuore

Martedì 19 Febbraio 2013

Vi viene mai in mente di pensare "Io non volevo farli, io non volevo fare dei nuovi abitanti di questa rocca fluttuante di pianeta"? fino alla fine non ero così sicuro: il luogo è così infido, i rischi sono infinitamente superiori alle opportunità, l’orrore è certo, il massimo della fortuna è dirsi “Meno male, oggi non piove”.

 Succede anche a voi?

Altro non sono, i figli nostri, che condomini del pianeta. Ciascuno proprietario di un pezzetto, tutti padroni di niente.

Altro non sono, al netto di tutte le ordinate stratificazioni, della sovrastruttura di illusioni ideologiche, religiose, filosofiche, affettive, culturali, mistiche con cui siamo soliti coprirli per ripararli dal soffio gelato del nulla che alita quasi incessantemente intorno a noi.

Succede anche a voi di pensare che alla fine, una volta resi tutti i soprabiti ricevuti in prestito per indossarli sopra alla verità, uno sull’altro, i figli siano solo figli di animali, noi, nati al solo scopo di mantenere costante il numero di una popolazione animale e nient’altro più?

Appaiati, distanziati, simmetrici, un maschio e una femmina escono, un altro maschio e un’altra femmina entrano. Vi viene mai in mente?

Vi passa mai per la testa quale straordinario senso di sicurezza deriverebbe a tutti noi dal non averli mai fatti, dall’averli lasciati indefinitamente imbozzolati nello scrigno tetragono e inespugnabile del non essere? Quale fortezza, allo stesso tempo soffice e aguzza, irta di difese insuperabili, sarebbe il saperli sigillati nell’empireo del non essere?

Vorrebbe dire beffare ogni rischio, scavalcare ogni cupa certezza umana, come il dolore, la sofferenza, la perdita, la disperazione, la morte. Niente fratture cadendo dalla bicicletta, nessun pericolo di perdere un occhio, nessuno schianto sull’autostrada, nessuna leucemia fulminante, nessuna perdita di capelli per chemioterapia, nessun brutto voto da consolare, nessun mondo crollato alla fine del primo amore, nessun pomeriggio grigio passato a chiedersi "E ora?", nessun lutto doloroso e profondo più di una lama di bisturi affondata nella carne.

Niente. Vi capita mai di pensarci? Di pensare ai vostri figli per sempre al sicuro, ordinatamente ripiegati all’interno del non essere?

Altro che Amleto, cari miei. Altro che questione ontologica: quel lungo filo rosso che va da da Parmenide a Heidegger è roba da dilettanti, rispetto al monologo amletico sull’essere o non essere di un’altra persona. Rispetto a quello tsunami del pensiero, vorticoso di follia, che ci accomuna alla divinità quando ci accostiamo all’impressionante atto di determinare l’essere dal nulla.

Essere o non essere di qualcun altro, dei nostri figli, dei cittadini del pianeta. Del genere umano, quindi, in ultima analisi. Impressionante, sconvolgente.

Vi viene mai in mente? A me sì. Per fortuna non esiste solo la mente, ma anche il cuore.

commenta magazine

Andrea Piras Andrea Piras su Facebook

Andrea Piras

Sono padre per scelta e soprattutto per passione, uomo inguaribilmente incantato dai bambini, dal loro mondo e dalle loro fantastiche faccende.

Nel magazine parlo di padri, figli e sogni. Parlo della genitorialità, maschile e femminile. Di vita, sentimenti, pensieri, riflessioni e quotidianità dell'essere genitori. E poi di sogni..