Il senso della morte nei bambini (e non solo)

Venerdì 19 Aprile 2013

"Che significa muorisce?"
"Intendi dire... morire?"

"Sì, cosa vuol dire?"
"Significa chiudere gli occhi e non respirare più. Finisci di muoverti, mangiare, parlare... E te ne vai altrove."
"In cielo?"
"Probabilmente sì."
"E non ci si vede più?"
"No, temo di no!"

"Ma queste son cose che non capitano a me, tu morisci a me non capita."

Ricordo che sorrisi semplicemente lasciando cadere il discorso. Il bimbetto che all'epoca sorvegliavo in qualità di baby sitter e che aveva circa 5 anni pareva aver esaurito le domande.

Non che cercassi di insabbiare la cosa o di evitare il confronto: percependolo "soddisfatto" non mi pareva il caso di anticipare riflessioni che per ora, per volontà del Fato, non avevano trovato appiglio né un concreto motivo per emergere. Quando sarebbe giunto il giorno, nel caso, lui sapeva che io ci sarei stata con la speranza, da parte mia, che tale momento sarebbe arrivato il più tardi possibile per il bene che ancora gli voglio.

 

La vita e la morte son le due facce della stessa medaglia e l'esistenza corrisponde al tempo con il quale la medaglia ruota da una parte all'altra: capire il valore di entrambi i lati o conoscerne appieno il loro significato il più delle volte occupa l'intero movimento di rotazione. Non è facile spiegare il senso della morte ad un bambino, anzi in realtà spiegare cosa sia la morte non è semplice, mai. Il problema non è lui, il bimbo, poiché se troviamo difficoltà ad affrontare tale argomento è perché noi stessi non siamo ancora stati capaci di interiorizzarne il senso, dando un personale significato ad un qualcosa di inevitabile e che risulta essere fisicamente uguale per tutti.

Emozionalmente non lo è perché davanti alla morte di qualcuno a noi caro ognuno affronta l'evento in maniera diversa a seconda del carattere, l'indole e le esperienze passate. Trovandolo difficile per se stesso, un adulto tenderà ad essere in difficoltà anche quando dovrà parlarne con un bimbo ed il più delle volte cercherà d'essere sbrigativo nel dialogo, convinto di evitargli un maggior dolore (soprattutto se si sta cercando di spiegare un lutto recente) o che il bambino perché piccolo ed inesperto non sia in grado di capire. Questo è un grande errore perché i bambini capiscono e contemplano ogni cosa, la loro curiosità è viva, dinamica e sorprendentemente riescono a dare una spiegazione logica, con una loro logica, a tutto.

Necessitano di risposte e se non ci sarà nessuno a fornirle allora le dovranno trovare da soli, in armonia con quel che è la loro visione del mondo e della vita. Quando muore qualcuno che amiamo i sentimenti che maggiormente emergono sono l'iniziale perplessità, l'enorme sofferenza nel capire che non si rivedrà più quella persona, un senso di solitudine, frustrazione perché impotenti, impossibilitati nel non poter far nulla dalla quale seguirà rabbia, sfociando in alcuni casi anche in aggressività. Se per un adulto tutto questo è "forte" da affrontare e superare provate a pensare per dei bambini ancora in totale balia delle emozioni.  E questo perchè non levigate dall'esperienza sono forti, primordiali e senza freni.

Credere che loro non capiscano ed accennare appena l 'argomento convinti di preservarli dal dolore sarà uno dei più grandi errori che vi capiterà fare: i bambini vivono più intensamente tutto ciò che a loro capita e tenderanno ad autocolpevolizzarsi se non riusciranno a dare un nome a quel che stanno percependo ovvero sofferenza.

Fate come fareste con un vostro caro amico, sedetevi accanto e parlateci. In maniera semplice spiegate ciò che è successo e quel che voi stessi provate e... Ascoltate! Il bambino potrà dare un nome a ciò che prova, capire che nonostante il sentimento di solitudine non è l'unico a sentire dentro di sè sensazioni del genere e se vorrà potrà sfogarsi imparando che su di voi potrà sempre contare, raccontando ciò che dentro lo tormenta.

I bambini in balia delle emozioni le comunicano comunque attraverso la loro fisicitá, con dei segnali inequivocabili che richiamano il gran tormento che si portano appresso che si manifestano con atteggiamenti aggressivi e in apparenza privi di qualche spiegazione, anche dopo molto tempo dall'evento accaduto.

Perché il tutto non sfugga di mano e per aiutarli a crescere come degli adulti sereni e consapevoli vivendo in maniera totale la loro esistenza ne dovranno, prima, capire il loro più profondo significato, che passa anche attraverso la sofferenza e la sua contemplazione. Riuscendo così ad affrontare ed interiorizzare anche ciò che per tutti noi è un mistero, che ci sottrae in maniera crudele le figure più care senza un perché e che sancirà la fine del percorso di ognuno: la morte.

Perché possano farlo hanno bisogno di voi, del vostro esempio nel sapervi esporre, parlando di voi stessi ma anche ascoltando e rispettando i silenzi, quelli di cui abbiamo bisogno per rielaborare l'esperienza. Fatelo perché possano fare altrettanto con i loro figli, ricordandovi, un giorno, con affetto ed amore senza crogiolarsi nel passato ma ben avviati verso il futuro.

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Sylvia Baldessari

Sono laureata in Scienze dell'Educazione e dopo diverse esperienze lavorative ora affronto l'avventura più grande, essere mamma di un vispo bimbetto di tre anni!

Sono appassionata, curiosa, talvolta puntigliosa, ma con la consapevolezza che sorridere aiuti e che il dialogo sia la chiave per conoscere questo nostro mondo. Curo la Pagina Facebook Il Piccolo Doge dedicata all'educazione.