Alberto Fioravanzo, "Ci vuole un villaggio"

Giovedì 22 Agosto 2013

Mi arriva una richiesta da un’amica conosciuta sul web: “Sai mica dove posso trovare quel racconto che avevi scritto sui ciucci che spariscono? Mio marito Alberto vorrebbe usarlo per farci un cortometraggio” Tralasciando quanto ho gongolato al complimento, una lucina si è accesa? Cortometraggi? Ho un amico che fa cortometraggi e non ne so nulla?

L’argomento andava approfondito e anche velocemente! Alberto Fioravanzo è un mio quasi conterraeo, non è trentino ma la mia amica Stefania si, quindi abbiamo approfittato di una loro visita ai parenti dolomitici per invitare tutta la famiglia (papà Alberto, mamma Stefania, e i piccoli Alice e Luca) a casa nostra.

Tra una chiacchiera e l’altra Alberto mi ha raccontato delle sue passioni. “Tutto è iniziato dopo la laurea del 2002 dove i miei con qualche parente mi hanno regalato una telecamera. Da subito c’è stata una grande affinità con il mezzo, un vero e proprio piacere direi fisico nell’utilizzarlo. Da sempre ho coltivato una passione per le immagini, prima con i disegni, poi con i fumetti e, il cinema e i corti in particolare, sono una maniera diversa di trattare le immagini, di utilizzarle. Così già nei primi mesi dopo la laurea ho iniziato a girare dei corti con degli amici, attingendo a piene mani per inquadrature, battute, movimenti di camera dalla passione per il cinema. Poi il mio lavoro come educatore in una cooperativa sociale mi ha portato a realizzare diversi cortometraggi su tematiche ‘sociali’: volontariato, cittadinanza, diritti.

Ora vi starete chiedendo: e tutto questo cosa c'entra con i bambini? Centra eccome! 

 E’ infatti evidente, nel video che accompagna questa intervista, il grosso valore “sociale” che imprime nel suoi lavori. In “Ci vuole un villaggio” il protagonista è un bambino, figlio di un intera comunità.

Troppo spesso capita di parlare dei ragazzi, quelli che non conosciamo personalmente, quelli che non fanno parte della nostra cerchia ristretta, come degli estranei, qualcosa che non ci riguarda.

I giovanissimi fanno invece parte di tutti noi, del nostro futuro. Sono la nostra eredità al mondo e come tale dovremmo curarla al meglio.

Alberto continua a parlarmi di sè: “Accanto a questi corti ho continuato a realizzarne altri più ‘personali’, talvolta comici altri meno. Ho nel cassetto un sacco di cortometraggi, alcuni già scritti altri ancora in forma di bozze ma conto, quando i pargoli dormiranno di più e saranno un po’ più grandicelli, di iniziare a realizzarli, magari con il loro aiuto!

E io aspetto.... mi ha promesso un corto sui ciucci sovversivi, che non vedo l’ora di vedere.

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Stefania D'Elia Stefania D'elia su Facebook

Stefania D'Elia

Sono mamma di 2 bambini di 5 e 3 (quasi) anni. Sono stata per anni un’impiegata, poi un licenziamento e la mia vita è cambiata.

Ho scelto di cavalcare gli eventi e ho iniziato a scrivere; di me, di noi, delle mamme. Ho gestito per mesi un magazine on-line, ho un blog personale e scrivo articoli che parlano di donne e famiglia su www.trentoblog.it e ora sono alla ricerca di nuove sfide.