Sport per bambini, cosa scegliere? La danza

Mercoledì 06 Novembre 2013

Marta Valeri è una ballerina professionista, con occhi grandi e vispi e una passione per la danza che vuole trasmettere ai suoi piccoli alunni. Anche lei ha iniziato a studiare da bambina, per poi perfezionarsi negli anni tra Roma, New York (Martha Graham School of Contemporary Dance), Londra (Contemporary School “The Place”). 

Dal 2003 lavora con bambini dai tre anni in su, con corsi di avviamento alla musica e al movimento, e con allievi dai sei anni in poi, con corsi di propedeutica, tecnica classica accademica e tecnica contemporanea. Attualmente svolge gran parte della sua attività, anche quella con i più piccoli, presso l’associazione Zonadanza di Roma. A lei mi sono rivolta per togliere qualche curiosità a me e alle altre mamme. 

A che età è consigliato iniziare a ballare? A tre-cinque anni è possibile che una bambina abbia già una passione per la danza, una propensione, o non si rischia piuttosto che sia un sogno mancato della mamma (che magari voleva essere una ballerina come il 90% di noi donne e non c’è riuscita) a “forzare” la cosa? 

E’ difficile che a tre/cinque anni una bambina abbia una vera e propria “passione” per la danza. Si tratta piuttosto di una naturale propensione al movimento sulla musica che è caratteristica di tutti gli esseri umani. E’ un istinto primordiale, legato ad un piacere liberatorio e al ritmo interiore: non ci dimentichiamo che la nostra stessa vita è legata ad un battito, quello cardiaco, che scandisce il ritmo dell’esistenza e delle emozioni. 

Molti adulti perdono questa spontaneità molto presto a causa della paura di essere giudicati, per questo è opportuno spingere i bambini ad esprimersi attraverso il corpo fin da molto piccoli, naturalmente senza forzarli, per fare sì che non perdano questo prezioso bagaglio di spontaneità e libertà. 

Il rischio che una mamma proietti le proprie ambizioni personali esiste ma può essere arginato da un opportuno intervento dell’insegnante che dovrà essere chiara con i genitori dei bambini che le vengono affidati, spiegando le grandi differenze che intercorrono tra una lezione di educazione alla musica e al movimentoche sarà un momento di gioco, di serenità e di libertà per il bambino – e una lezione professionale di danza, per la quale è evidentemente troppo presto e che deve essere valutata tenendo conto delle volontà del bambino. 


Come capire se c’è o meno un’attitudine? 

Se parliamo di talento, ovvero quella complessa miscela di doti fisiche, artistiche e caratteriali che potrebbero portare a fare della danza una professione, è una valutazione che non potrebbe mai essere fatta prima dei nove/dieci anni e anche allora potrebbe risultare prematura, visti gli enormi mutamenti psico-fisici che contraddistinguono la crescita e lo sviluppo dei ragazzi. 

All’età giusta, un bambino con uno spiccato orecchio musicale, buone doti interpretative ed espressive e alcune specifiche caratteristiche fisiche (elasticità e rotazione naturale, lunghezza dei tendini, flessibilità della schiena, fisico asciutto e minuto, ecc…), unite naturalmente ad una grandissima forza di volontà e predisposizione al sacrificio, può essere indirizzato ad uno studio professionale, ma nulla toglie che in mancanza di uno o più dei suddetti talenti si possa proseguire lo studio della danza come una pura passione che arricchisce lo spirito senza per questo farne il proprio lavoro. 

A chi è consigliata la danza? 

L’avviamento alla danza è adatto a tutti, ma se parliamo di casi specifici, nella mia esperienza di insegnante posso affermare con grande soddisfazione di avere avuto dei riscontri interessanti in bambini con difficoltà di concentrazione, con particolari insicurezze e/o con poca propensione alla socializzazione

Innanzitutto, la danza li “costringe” a uno sforzo di memoria e insieme ad uno sforzo di concentrazione su piani diversi di ascolto: ci sono l’ascolto delle indicazioni dell’insegnante, l’ascolto della musica che scandisce i movimenti, il controllo e quindi l’ascolto del proprio corpo nella sua totalità. 

E’ un esercizio utile che alla lunga da i suoi frutti anche in altri ambiti, come a scuola, minimizzando la tendenza a distrarsi facilmente presente in alcuni bambini. In secondo luogo, il raggiungimento di tanti piccoli obiettivi quotidiani è fonte di gratificazione anche per i più insicuri. 

Ti è mai capitato di avere qualche maschietto nel tuo gruppo? Come potrebbe la mamma di un maschietto accorgersi se il figlio ha una passione? C’è il rischio che il maschietto venga “ridicolizzato” dagli amici per questo (un po’ alla Billy Elliot?) 

Purtroppo ho avuto raramente maschietti nei miei gruppi di lavoro a scuola di danza e spesso, dopo uno o due anni, hanno abbandonato perché stufi di essere gli unici maschi in classi di dieci/dodici bambine. Come dargli torto? Al contrario, ho avuto modo di lavorare con classi miste quando ho portato avanti i miei progetti di musica e danza direttamente negli asili e nelle scuole elementari, in quel caso i maschietti si sono appassionati e divertiti tanto quanto le loro compagne a danzare. Di questi, ne arrivano ben pochi a scuola di ballo e il motivo è tristemente intuibile: io credo che più di un genitore, pur accorgendosi di un interesse al movimento da parte del bambino, si sia spesso “autocensurato” nel mandare il proprio figlio a scuola di danza, precludendosi dunque la possibilità di verificare una reale propensione del bambino. 

È ancora radicato nella mentalità di molti il binomio danza/omosessualità – come se tra i musicisti, i giocatori di basket o i nuotatori, i gusti sessuali non fossero altrettanto variegati, o come se la danza avesse una diretta incidenza sulle future scelte di orientamento del bambino. Questi concetti vengono, volontariamente o involontariamente, trasmessi ai propri figli e condivisi senza alcuna vergogna tramite battute di varia natura diventando parte del quotidiano, ed ecco spiegato il circolo vizioso per cui quei pochi bambini che, con le loro famiglie, riescono ad emanciparsi da questi ragionamenti, si vedono spesso tarpare le ali dall’isolamento o dalla ridicolizzazione, a scuola e tra gli amici. 

Su questo, purtroppo, noi insegnanti non abbiamo un gran potere, sono le singole famiglie che devono valutare ed agire. Devo dire che negli ultimi anni, grazie anche – una volta tanto! – al cinema e alla tv, la figura del ballerino è stata spogliata da falsi miti e si sta ponendo un po’ più l’accento sugli aspetti positivi della danza anche per i maschi, per non parlare del grande aiuto che sta dando il successo di discipline come l’hip hop e la breakdance, inserite spesso nelle scuole di ballo e considerate per qualche ragione danze più “virili” dal grande pubblico, ma la strada è ancora lunga. 

Quali sono gli esercizi per bambine così piccole?Vere coreografie, passi reali oppure un semplice approccio ai primi movimenti? 

Per la fascia 3/5 anni non si parla ancora di veri e propri “passi”, per una serie di ragioni. Tanto per cominciare, sotto i 6 anni non è indicato forzarli con movimenti eccessivamente faticosi o che insistono sulle articolazioni in maniera troppo decisa, come il lavoro di en dehor (la “rotazione” delle gambe) che va impostato molto più avanti nel tempo. Inoltre, una lezione particolarmente faticosa o che li costringa a ripetere troppe volte lo stesso movimento risulterebbe inutilmente pesante e noiosa per loro. Infine, richiedere l’esecuzione di un movimento preciso e tecnico costringerebbe l’insegnante a fare continue correzioni sul bambino, generando frustrazione e disamoramento e rischiando di far “bloccare” il bambino o di annoiarlo e disinteressarlo. 

Io utilizzo alcuni “temi”, come delle storie o delle ambientazioni, che fanno da contenitore e in cui inserire delle attività specifiche, come ad esempio “il magico zoo”, dove con un incantesimo le bambine possono trasformarsi in animali diversi, e così le spingo a saltare come un canguro o come una rana, camminare pesantemente come un elefante o volare leggeri come una farfalla, strisciare come un serpente e così via. 

Una parte importantissima del lavoro è quella dell’ascolto musicale; non è mai troppo presto per sviluppare il senso del ritmo dei bambini e per questo si possono e si devono usare tutti gli strumenti necessari: body percussion (battere il tempo con mani e piedi), utilizzo di piccoli strumenti a percussione come tamburelli, djembè, maracas e legnetti sonori, inventare per loro canzoncine o filastrocche da cantare insieme, e molto altro. 

In che modo aiuta a crescere? Non solo dal punto di vista fisico ma anche educativo? 

Dal punto di vista fisico, la danza aiuta a contrastare posture scorrette, migliora la flessibilità e sicuramente l’agilità, la grazia e l’eleganza dei movimenti, rinforzando allo stesso tempo tutti i muscoli del corpo. Inoltre gli insegnanti di solito riescono a portare gli allievi – e anche le loro famiglie – a teatro, a vedere la danza, magari scegliendo con cura gli spettacoli più adatti, introducendoli in maniera adeguata e quindi svolgendo anche una funzione educativa, di arricchimento del bagaglio culturale e di diffusione dell’arte

Aiuta a sviluppare molto presto grandi consapevolezze, prima tra tutte quella che con la giusta determinazione si possono raggiungere anche i risultati più insperati. La danza abitua alla pazienza, all’abnegazione nei confronti di un traguardo che, bada bene, è del tutto personale e non ha niente a che vedere con il successo professionale o il riconoscimento altrui. 

Nonostante non si tratti certo di uno sport di squadra, la danza può veicolare forme di socializzazione alternative anche per i bambini più chiusi: attività ludiche sulla musica dividendo i bambini in squadre o a coppie o anche la semplice esibizione della classe nel saggio di fine anno, tutti questi elementi contribuiscono a creare uno spirito di gruppo, amicizia e complicità tra i bambini. Ma è indispensabile la supervisione dell’insegnante nonché il supporto della famiglia nell’arginare qualsiasi possibile degenerazione dello spirito competitivo. Con i più piccini in genere non accade, ma dopo gli 8/9 anni è facile, purtroppo, scivolare nelle invidie, nelle gelosie, anche nei complessi, quando si passano tante ore davanti allo specchio e per questo gli insegnanti devono sempre assicurarsi che il clima nella sala sia sereno e disteso, senza fare favoritismi, e i genitori devono permettere al ragazzo di vivere la sua passione come una gioia e non come un mero mezzo per “arrivare” chissà dove, senza subire pressioni o dover soddisfare grandi aspettative. 

Che impegno richiede? Non si rischia che qualche bambino rimanga ferito da questa esperienza? Cosa può fare un genitore? 

I corsi riservati ai bambini più piccoli, come accennavo più sopra, sono corsi di avviamento impostati sul gioco, le correzioni degli insegnanti dovrebbero essere ridotte al minimo e tutti i bambini messi sullo stesso piano. Non dovrebbero esistere voti e giudizi e i maestri non dovrebbero pronunciarsi nemmeno sulle potenziali doti dei bambini, doti che peraltro a questa età è praticamente impossibile individuare e che potrebbero comunque venire smentite in qualsiasi momento della crescita. 

A sua volta, il genitore inserirà il momento della danza (una o due ore al massimo a settimana) nella normale routine così come fa con la scuola e gli altri impegni, senza caricare questa attività di aspettative e senza aspettarsi che il bambino OGNI GIORNO abbia imparato mille cose nuove e sia diventato un fenomeno (ricordate che non li state portando all’audizione per la Scala!). 

E’ necessario un equilibrio tra la serietà dell’impegno – frequentare le lezioni con regolarità – e la leggerezza dell’attività stessa. Chiediamo al bambino, a fine lezione, non “cosa sai fare” ma piuttosto “ti sei divertito?”. 

Alcune mamme mi raccontano che a casa giocano “alla maestra di danza” con le loro bambine, in pratica la mamma diventa allieva e la bambina, la maestra, insegnando improbabili coreografie e facendosi matte risate: questo può essere un buon trucchetto per “spiare” i progressi dei bambini mantenendo il discorso sul piano del gioco. 

Se noi, insegnanti e genitori, figure educative per eccellenza, facciamo nostre alcune regole di base, riusciremo a rendere la danza un’attività apparentemente come tante altre nella vita del bambino ma con il grande valore aggiunto di essere un’attività completa che stimola positivamente corpo, personalità e creatività allo stesso tempo.

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