Gamification: voglio giocare come i bambini!

Mercoledì 13 Novembre 2013

Chi non ha guardato suo figlio dormire, e almeno una volta l’ha invidiato pensando “Quanto vorrei poter dormire ancora come lui”? E chi non ha guardato suo figlio giocare, e almeno una volta ha pensato “Quanto vorrei poter giocare ancora come lui, senza pensieri, estraniandomi da tutto”?

I bambini, quando fanno qualcosa, ci si dedicano anima e corpo; lo abbiamo notato tutti. Un bambino che gioca è serio, ha lo sguardo concentrato e sa estraniarsi da tutto, perché un bambino che gioca sta facendo una cosa seria. Il gioco E’ una cosa seria. E’ la loro vita, il loro modo di interagire con il mondo, e giocando cerca di dare il meglio di sé senza risparmiarsi.

C’è chi questa consapevolezza l’ha collegata allo sport, come di recente ha dichiarato Velasco, ex allenatore di pallavolo della nazionale italiana e attualmente allenatore della nazionale iraniana.

A noi che facciamo sport non basta fare le cose bene, dobbiamo farle meglio degli altri. Ma questo che è valido per lo sport d’alto livello, è anche valido per i bambini. (…) I bambini non ridono quando si divertono giocando, sono serissimi (…) perché lo vogliono fare bene. Il bambino si diverte se ci riesce.”

Si badi bene: non si tratta di portare un bambino a lezione di calcio e umiliarlo se ha sbagliato un tiro per la necessità di “vincere”. Non si tratta di costringerlo a fare meglio degli altri. Si tratta di osservare un bambino che gioca a qualcosa che ama e che lo coinvolge anima e corpo, e notare che la sua tensione è tale da non sentire la madre che lo chiama, o i morsi della fame, o il sonno.

Un bambino che è capace di ripetere lo stesso livello del videogioco anche decine di volte, finché non lo ha superato egregiamente. O un bambino che ricomincia a costruire il suo castello di carte ogni volta che crolla. O che prova a fare canestro ancora e ancora, o che si rialza dagli sci e riparte a spazzaneve, o sale di nuovo in sella dopo essere rovinato giù dalla bicicletta: un bambino che ama il gioco che fa, non si ferma e non desiste.

Ma ora viene il bello. C’è chi di questa consapevolezza ha fatto il suo lavoro, e ha cercato di trarne addirittura un profitto applicando le regole del gioco alla vita degli adulti. E’ un concetto relativamente nuovo chiamato “Gamification”, e si basa su quanto abbiamo appena detto sulle capacità “assoluta” di giocare dei bambini. Se ci si diverte non si sente la fame, non ci si distrae, non ci si ammala di stress e di noia. Se ci si diverte, si è produttivi e si dà il meglio di sé.

E’ per questo motivo che sempre più aziende stanno iniziando ad applicare le regole dei giochi per favorire i propri dipendenti, o anche con i clienti per migliorare le vendite, o per ottenere risultati che portino dei vantaggi sociali oltre che economici.

Aver perso la capacità di giocare ci ha impoverito, ha reso sterili i sogni di molti e noiose e ripetitive le nostre vite. Troviamo qualcosa che ci stimoli, che ci faccia divertire, renda il nostro lavoro, il nostro gioco da adulti, e torneremo a non sentirci più annoiati e stressati, torneremo a non sentire più la fame o la stanchezza.

Questo è lo sport, e questa, in soldoni, è la gamification. “Voglio tornà bambino”, diceva il comico. E allora torniamo a giocare come un bambino, perché in questo, loro, hanno ancora tanto da insegnarci.

Rachele è un'ex marchigiana, ex bolognese, e (finalmente!) ora è pure una ex milanese. Si è trasferita in Germania da pochissimo, al seguito di un marito lavoratore e due piccoli pestiferi italianissimi, di 3 e 5 anni. Nella fase di "luna di miele" del primo periodo dal trasferimento, vi mostrerà che esistono cose... che voi italiani non potete neanche immaginare! Potete seguire le sue peripezie quotidiane sul blog Rachele Racconta.

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Stefania D'Elia Stefania D'elia su Facebook

Stefania D'Elia

Sono mamma di 2 bambini di 5 e 3 (quasi) anni. Sono stata per anni un’impiegata, poi un licenziamento e la mia vita è cambiata.

Ho scelto di cavalcare gli eventi e ho iniziato a scrivere; di me, di noi, delle mamme. Ho gestito per mesi un magazine on-line, ho un blog personale e scrivo articoli che parlano di donne e famiglia su www.trentoblog.it e ora sono alla ricerca di nuove sfide.