Non poter diventare genitore biologico, cosa c’è sotto?

Martedì 10 Febbraio 2015

Questo è un argomento complicato e tanto tanto delicato. Quando si cresce e ci si sposa, in molti di noi nasce la voglia di diventare in tre, il desiderio di allargare la famiglia.

Inizia un’avventura di coppia per molti versi divertente, dove ogni mese si sogna ad occhi aperti, s’immagina come sarà quando si scoprirà che mancano nove mesi a quando vedremo il nostro il nostro bambino.

Con l’andare del tempo però, non accade nulla, puntuale come un orologio arriva il ciclo mestruale, magari capita di avere qualche giorno di ritardo e si corre subito in farmacia a comprare il test di gravidanza, e poi nulla, dice negativo.

La mia storia personale prevede una motivazione fisica per cui è molto difficile se quasi impossibile procreare, ma non sempre c’è una spiegazione, a volte non succede. Punto.

Ci provi, il tempo passa e non capisci perché non succede nulla, allora provi strade alternative, compri il test dell’ovulazione e diventi matta per chiamare a casa tuo marito perché bisogna farlo subito, sei nel momento giusto finalmente.

Dopo ogni rapporto ti metti un cuscino sotto al sedere per tenere il bacino alto e non corri al bagno non sia mai che scappa qualcosa, fai fare a tuo marito lo spermiogramma, vai dal tuo ginecologo a farti fare una visita con ecografia per vedere se è tutto a posto, prendi farmaci che ti faranno ovulare certamente, ti fai seguire durante il mese per vedere l’evoluzione del ciclo e per farti dire quando è pronto l’ovocita che sta per scoppiare, allora anche li “povero” marito di corsa a casa per non perdere anche questo mese l’occasione di farcela.

Niente, ancora arrivano loro, e tu col tempo cominci a perdere la speranza.

Chiedi alle tue amiche più care che hanno avuto bambini se hanno qualche suggerimento da darti e il più comune tra tutti è: “più ci pensi e più non arriva, rilassati e non pensarci …” Quanto odio queste parole, come si fa a non pensarci quando si vuole così fortemente una cosa?

Queste parole feriscono come una lama nel petto, ti senti incompresa, ti fanno sentire colpevole, le tue amiche e parenti procreano in continuazione, riuscendoci poi, al primo o secondo tentativo. Cammini per strada e non vedi altro che passeggini e pancioni.

Vedi e senti pubblicità che ti bombardano di prodotti per bambini, guardi film dove nascono bambini e tu ogni volta piangi e se non sei sola trattieni e ti senti scoppiare la gola.

Ho provato tutto questo, ho messo su qualche chilo, sono diventata più rabbiosa, sono stata triste per molto tempo anche se sono consapevole che la mia malattia porta sterilità, ho già subito due interventi invasivi, ho fatto cure ormonali molto pesanti, ma la speranza è sempre rimasta.

Ma questo bimbo non è mai arrivato.

Allora cosa nasce dentro di noi, se una donna come me è certa di non poter diventare mamma biologica, come ci si sente nei confronti di se stessa e nei confronti del partner, lui che per colpa tua non può diventare padre?

La vita ti crolla addosso, ti senti sbagliata, tremendamente sola, perché le persone che ti vogliono bene non possono capire, se hanno in braccio il loro bellissimo bimbo, no non possono capire la fortuna immensa che hanno avuto: fare il test, vedere che è positivo, il primo esame del sangue, la prima ecografia, e via via tutto il resto, il pancione che cresce, sentire lui o lei dentro di te, che si muove e poi, quando nasce, tenerlo tra le braccia.

Ho dovuto capire ed accettare che mio marito mi ama e mi ha sposata consapevole di questa possibilità, che noi due eravamo già una famiglia in qualsiasi modo sarebbe andata.

Ti capita di chiederti spesso “perché io no?” Ti senti cattiva quando giudichi l’atteggiamento di certe mamme e pensi “è mamma lei ed io no?”

A mie spese ho capito che per uscirne avrei dovuto elaborare il lutto, accettare che non sarei mai diventata madre biologica.

Non è stato facile, mi sono fatta aiutare, è un percorso lungo, profondo e personale.

Ho imparato ed accettato che non sono sbagliata, il fatto che dal mio ventre non nasca nessun figlio, non fa di me una donna diversa dalla altre, tutto sta sempre per come si guardano le cose. Quando muore qualcuno che amiamo chiunque esso sia, ci ritroviamo ad affrontare le famose cinque fasi:

- Negazione
- Rabbia
- Patteggiamento
- Depressione
- Accettazione

E per riprenderci dobbiamo arrivare a questo:

- Riconoscere la perdita
- Provare il necessario dolore
- Rinunciare al bambino mai arrivato
- Riadattarsi a una nuova normalità di vita
- Reinvestire e emotivamente nella vita

Lasciar andare, il dolore, il senso di vuoto, il senso di inadeguatezza, trovare nel proprio cuore la comprensione e poi l’accettazione, vivere non come se non fosse successo nulla, ma vivere della grande esperienza che ci è stata donata, in fondo noi siamo donne speciali che sentono e vivono la vita in un modo che solo noi possiamo conoscere.

Dal dolore nascono sempre grandi cose. Lasciatelo andare … continuate a respirare!

E se la speranza nel cuore infine rimane, bhé, che c’è di male,finché c’è vita c’è speranza dicono!

Non ho mollato e il bambino poi è arrivato.. ma questa è un’altra storia!

Ciao il mio nome è Michela, sono mamma di un bellissimo bambino e di una bellissima labrador di nome Dharma.
Sono anche un'educatrice cinofila, lavoro che mi appassiona, come quello di scrivere.
Amo la vita e ciò che ne regala....