Lavoro, ieri, oggi... e domani?

Venerdì 01 Maggio 2015

Caro figlio, ti racconto una favola: C’era una volta il lavoro.

Ora non ti voglio dire che un tempo le cose andavano a meraviglia, ogni epoca ha avuto i suoi pensieri e le sue difficoltà, ma c’è stato un periodo, quello dei tuoi nonni, in cui per una mamma lavorare era una scelta. Forse ai tempi non veniva considerata così, forse i genitori si ripetevano che dovevano lavorare per garantire un futuro ai propri figli, ma di fatto una mamma poteva decidere di stare a casa.

Il primo distacco di una mamma da un bambino appena nato è il più doloroso. La prima volta che una mamma lascia il proprio figlio alla nonna, alla baby sitter o al nido, sente qualcosa che si spezza dentro di lei. Non è bello, ma sa che lo deve fare, perché purtroppo lavorare non è più una scelta, non è e più neanche un diritto, il lavoro è una cosa che riguarda pochi eletti e questi devono fare di tutto per tenerselo ben stretto.

Ricordo ancora quando sono uscita dalla scuola con il mio 69 centesimi, che non era un voto di cui andare particolarmente orgogliosa, ma era quanto bastava per essere inserita nel grande ingranaggio del lavoro.

Ne ho cambiati parecchi, di lavori, ricordo il mio libretto, pieno di tacche che mostravo con l’orgoglio di una grande viaggiatrice. Non ho mai amato fermarmi, mi piaceva cambiare. Mi piaceva poterlo fare.

Piano piano le cose sono cambiate. Il lavoro è cambiato le persone che hanno bisogno di un posto di lavoro sono diventate di più delle persone che lo offrono, Così capita che tanti sono a casa, tanti non sanno come mantenere la famiglia. Tanti aspettano. Non si sa bene cosa, ma aspettano.

Per questo motivo noi siamo fortunati, perché in un modo o nell’altro stiamo andando avanti e poco importa se mancano le certezze perché ormai le certezze appartengono ad un mondo che non esiste più. Poco importa se i turni non piacciono, se papà non è a casa tutte le sere a rimboccare le coperte e a dare la buonanotte. Perché, in confronto a chi non sa come pagare il mutuo, l’affitto, le bollette e la spesa, noi siamo ancora tra i fortunati. Anche se la domanda “ancora per quanto?” non riesce ad abbandonarci mai.

Per restare a galla, nel mondo del lavoro di oggi bisogna sapersi mettere in gioco, mai adagiarsi, avere voglia di cambiare e migliorarsi. E questa è una cosa bella, perché significa che ogni giorno bisogna scoprire qualcosa di sè, non lasciarsi vincere dalla monotonia ma avere la capacità di guardarsi dentro e sfidare i propri limiti.

A pensarci bene questa non è una bella favola da raccontare ai bambini. Una favola dovrebbe avere il lieto fine. E il lieto fine siete voi, cari piccolini, voi che stringete ancora nel pugno il vostro futuro, voi che vedete ancora un mondo a colori, voi che... potete fare cose migliori di quelle che siamo riusciti a fare noi.




Ti è piaciuta questa pagina?

Condividila sulla tua rete di contatti Twitter, sulla tua bacheca su Facebook o premi "+1" per suggerire questo risultato alle tue cerchie di Google+. Diffondere i contenuti che trovi interessanti ci aiuta a crescere. Grazie!