La prima gita: le emozioni contrastanti di una mamma

Giovedì 11 Aprile 2013

Le gite scolastiche sono un momento di crescita per i nostri figli, che si trovano a condividere una o più giornate, a seconda dell'età e delle occasioni, con compagni e insegnanti, lontani dall'ambiente familiare. La preparazione, la frenesia e l'euforia dei giorni precedenti alla grande partenza, lo zainetto o l'eventuale valigia, i soldini messi in tasca per comprare un piccolo ricordino per mamma e papà...

Lavoro molto impegnativo e di grandissima responsabilità per gli insegnanti che si prendono in carico bimbi e ragazzi, con il compito di "guidarli" e riportarli a casa sani e salvi! Mica roba da poco!!! Non per niente alcuni insegnanti si rifiutano di portare in viaggio di istruzione le classi che hanno alcuni elementi particolarmente vivaci o scalmanati, praticamente ingestibili.

Il desiderio di scrivere questo articolo nasce dall'esperienza di ieri, la gestione dei miei sentimenti e le mie paure, la preoccupazione e l'ansia che sono andate via solo alle 17,50 quando dal grande pullman bianco è sceso mio figlio! Ieri mio figlio, il mio piccolo Stitch, che ha solo 5 anni, ha fatto la sua prima gita! Anche se è ancora alla scuola materna, le insegnanti, in gambissima, hanno deciso di portare i bimbi in gita, in visita a una fattoria didattica a circa 40 km di distanza dalla scuola. Già un mese fa ci avevano fatto firmare la liberatoria che autorizzava le maestre a portare i bimbi in visita alla fattoria, ma fino al giorno prima della partenza, era, effettivamente, lontano anni luce!

Una grande emozione per i bimbi, super eccitati alla vista di questa giornata lontana da casa, i racconti delle maestre, del pullman, delle corse in mezzo alla natura, degli animali e di tutte le sorprese che troveranno, li rende euforici.

Una grande emozione anche per i genitori che si trovano a combattere con sentimenti contrastanti: da una parte il desiderio di "lasciar volare" i propri bambini, verso il lento e graduale cammino della crescita, dall'altra, l'esigenza di avere tutto sotto controllo, e la paura che "possa succedere qualcosa".

Scagli la prima pietra la mamma che, alla prima (e anche a tutte le altre, oserei dire...!)gita del proprio pargolo, alla vista del pullman che si allontanava, non si è sentita strappare via un pezzo di cuore! Involontariamente in un momento si materializzano miliardi di pensieri davanti agli occhi, spesso negativi, tutti rigorosamente da mandare via! Se da una parte vorremo tenerceli a casa, per "proteggerli", comportandoci in modo egoista ed opprimente, dall'altra sentiamo di dover concedere la libertà utile alla crescita, quella che, passo passo, tappa dopo tappa, farà diventare i nostri bimbi delle signorine e degli ometti.

Ogni mamma (e ogni papà) fa quel che sente e che meglio crede, agisce nel bene dei propri figli e sa perfettamente cosa è giusto e cosa è sbagliato. L'argomento GITA però spesso viene preso un pò sottogamba e non gli si attribuisce la giusta importanza.

Ho sentito mamme che dicevano che non avrebbero mandato i propri figli perchè tanto gli animali possono vederli ovunque. Altre avevano semplicemente paura, e sebbene capisca come si son sentite, sono felice di aver superato la mia paura e non aver negato a mio figlio quest'esperienza, per "la mia paura".

E lui neanche ci voleva andare a quella gita, perchè voleva stare con me! Ma alla fine la maestra l'ha convinto e così ha partecipato...

La felicità di vederlo scendere dal pullman, stanco ma sorridente, orgoglioso della sua piantina di fragole preparata durante l'attività dell'orto in fattoria, il racconto della visita in tutta la fattoria, la conoscenza degli animali ("c'era la capra, i cavalli, una cavalla di nome SENEREDDA, i polli... e poi abbiamo coltivato la lattuga..."), i momenti di condivisione, di canti, tutti assieme, all'andata e al ritorno, sono esperienze che si terrà a lungo.

Io intanto, per tutta la giornata, ho cercato di avere la mente distratta! Pulire, fare, disfare, è un buon metodo per allontanare i brutti pensieri. E poi basta telefonare due o tre volte alle maestre per tranquillizzarsi un po!

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Ingrid Busonera

Ho 28 anni, sono di Cagliari e ho tre bellissimi bimbi: Alice (2002), Helema (2005) e Nicola (2007). Lavoro nel campo della ristorazione, anche se da qualche mese sono ferma con il lavoro.

Amo moltissimo scrivere. Ho scritto e mi sono raccontata, ho raccontato, cercato consigli, confronti, scontri, e ho sempre cercato di trasmettere qualcosa di me. Potete trovarmi sul blog Mamma che palle.